Per l’Unione Sindacale di Base, il 29 aprile 2021 è stata una giornata di lotta in dodici città italiane. Anche Ragusa segue questa linea: si è svolta infatti una manifestazione davanti alla prefettura per protestare contro la farsa della sanatoria 2020. La giornata ha previsto anche un momento per commemorare le centotrenta vittime del Mediterraneo e i quattro ragazzi migranti che hanno perso la vita in un incidente nel ragusano; momenti di preghiera e cordoglio.
Hanno aderito al sit-in anche: C. U. B. Ragusa, Movimento No Mous Ragusa, Generazione Zero.
“Abbiamo protestato” – spiega un’attivista USB – “per chiedere che vengano applicati i Decreti Legge 34 e 130”, ovvero la sanatoria e regolarizzazione dei lavoratori agricoli e domestici voluta dal ministro Bellanova.
Tra questi, nello specifico, il primo, denominato decreto Rilancio, reca misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica in corso; il secondo, invece, reca alcune disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione internazionale e complementare.
“Occorre ribadire la portata della farsa dei decreti Bellanova e Lamorgese – continua l’attivista – “voluti per riparare agli obbrobri dei decreti Salvini e invece rivelatisi una truffa ai danni dei lavoratori stranieri!”. Più di duecentomila lavoratori, ad un anno dall’approvazione dei decreti e dopo aver versato circa 600 euro al posto del datore di lavoro, si trovano nella stessa condizione di prima. Il decreto Lamorgese prevede, in teoria, un parziale ritorno alla legalità per centinaia di migliaia di lavoratori penalizzati dai decreti Salvini ma una circolare dello stesso Ministero dell’Interno ostacola la presentazione delle domande, riducendo i lavoratori all’impossibilità di emergere da condizioni di sfruttamento, lavoro nero, caporalato.
La piazza ha commemorato le vittime del naufragio nel Mediterraneo: “Agitiamoci, organizziamoci! Non possiamo più permettere che centotrenta vite umane sprofondino nei fondali mediterranei e… in quelli politici e della memoria!” – ribadisce l’attivista dell’USB Ragusa – “Basta stragi! Centotrenta vite, persone! Centotrenta storie! Centotrenta famiglie che piangono i loro morti, morti ammazzati dall’indifferenza e da visioni del mondo strumentali al profitto. Non è stato uno scaricabarile ma scelte politiche naziste, legittimate dall’occidentale abitudine culturale e burocratico-istituzionale alle lungaggini.”
Gli organizzatori della protesta, insieme e grazie ai partecipanti presenti, hanno inoltre ricordato con una preghiera islamica Konate Saidou, Barry Modou, Ceesai Lamin e Dallo Thierno, i quattro ragazzi deceduti a causa di un incidente sulla Comiso-Santa Croce lo scorso 27 aprile. Tre di loro vivevano in uno dei CAS casmenei, mentre uno aveva una propria abitazione nella stessa cittadina. Ragazzi, uomini, lavoratori uccisi dalle strade siciliane al ritorno da un’estenuante giornata di lavoro come braccianti e ambulanti. Dopo Fodye Djaanka, travolto da un’auto in corsa mentre si recava a lavoro in bici per raccogliere le primizie che finiscono sulle nostre tavole, altro sangue si versa sulle nostre strade, un’altra tragedia stronca la vita di quattro giovani che con fatica e forza si dedicavano alla nostra agricoltura.
USB Ragusa esprime la propria vicinanza alle famiglie dei ragazzi e alle comunità gambiana, senegalese e guineana e continuerà a lottare dalla parte dei braccianti, affinché nessuno muoia più per guadagnarsi il pane.