“Oggi, 16 marzo 2021, ricorre il quinto anniversario della scomparsa di Mario Pavone. Sacerdote, docente e studioso. Mio zio”.
Inizia così il ricordo del nipote di don Mario Pavone, Daniele, che condividiamo a cinque anni dalla scomparsa del sacerdote e studioso ragusano.
“Nato nel 1941 a Palazzo Adriano in provincia di Palermo, secondo di quattro fratelli tutti nati in località diverse a seguito dei trasferimenti del padre carabiniere, fu ordinato sacerdote nel 1965 a Ragusa da Mons. Francesco Pennisi e conseguì le Licenze in Teologia (Pontificia Università Lateranense) e in Canto Gregoriano (Pontificio Istituto di Musica Sacra) ed infine la Laurea in Filosofia (Università degli Studi di Catania). Non considerò mai esaurito il proprio percorso formativo, acquisendo numerosi titoli post lauream che gli consentirono, tra gli altri, di specializzarsi in sociologia e di essere abilitato all’esercizio della professione di psicologo con iscrizione all’albo regionale. Dal 2001 fu iscritto anche all’albo dei giornalisti-pubblicisti.
Il suo nome resta indissolubilmente legato alla storia della Parrocchia San Pio X di Ragusa che ha guidato dal 1° gennaio 1971, contribuendo in maniera determinante alla formazione della sua comunità di fedeli e all’edificazione della Chiesa, già pressoché ultimata al momento della sua morte e finalmente inaugurata con la dedicazione celebrata quasi un anno dopo. Il sogno più grande per lui e per i parrocchiani di un’area della Città di Ragusa in costante espansione che per decenni aveva avuto il proprio luogo di incontro e di culto all’interno di anonimi garage. Due soli rimpianti: l’amarezza di non aver vissuto abbastanza a lungo da vedere pienamente compiuta la propria missione e la mancata realizzazione, all’interno della Chiesa, di una meridiana che sarebbe stata un omaggio alla storia personale di San Pio X ed anche a quella degli studi dello stesso Mario Pavone.
Fu docente dal 1965 e tra gli altri, insegnò Religione presso il Liceo Scientifico “Enrico Fermi” di Ragusa (1971-1985) per poi assumere la cattedra di ruolo di Filosofia, Psicologia e Scienze dell’Educazione (1985-2009) legando il proprio nome a quello dell’Istituto Statale “G.B. Vico” dello stesso capoluogo ove fu anche promotore, direttore e coordinatore scientifico della rivista “Mondi Vitali”. Numerose le sue esperienze di insegnamento anche in ambito accademico e diocesano.
Il terzo e non ultimo aspetto per il quale Mario Pavone è ricordato – a dire il vero più altrove che nella “sua” Ragusa, se si eccettua la ristretta nicchia degli studiosi locali – è la prolifica e imprescindibile attività di studio e di ricerca che riguarda lo scienziato Giovan Battista Hodierna (1597-1660), un figlio della Ragusa secentesca, forse il più illustre in assoluto grazie agli studi, in particolare di ottica e di astronomia: un giovane futuro sacerdote smanioso di curiositas che a soli vent’anni fu capace di entusiasmare i ragusani del secolo che egli stesso definì “cristallino”, svegliandoli prima dell’alba per ammirare il transito delle comete, per poi approdare alla fama internazionale dopo il trasferimento a Palma di Montechiaro al seguito dei fondatori Carlo e Giulio Tomasi, avi del celebre scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore de “Il Gattopardo”.
In particolare, a Mario Pavone si deve la fondamentale scoperta in quel di Vigevano di un ingente quantitativo di testi hodierniani inediti, considerati perduti o del tutto ignoti, frutto dell’amicizia epistolare tra lo stesso Hodierna e Juan Caramuel che morì nel 1682 da vescovo della città pavese: quella scoperta avvenuta nel 1980 diede nuovo e decisivo impulso agli studi sullo scienziato ragusano e sulle sue scoperte pionieristiche, accrescendone la notorietà nella comunità scientifica internazionale che in anni recenti gli ha intitolato un asteroide della fascia principale, compresa fra i pianeti Marte e Giove. Da quella scoperta del 1980, per Mario Pavone scaturirono la fondazione del Centro Studi Hodierniani e una certosina attività di ricerca, sfociata nella pubblicazione di testi considerati fondamentali in ambito accademico che riguardano non solo lo scienziato, ma, tra gli altri, anche i Tomasi di Lampedusa, i fratelli Carlo e Teodoro Belleo e, più in generale, la storiografia iblea e la storia locale, con il corollario della partecipazione nella veste di coordinatore scientifico o di relatore a numerosi convegni internazionali in Italia e all’estero. Dal 1984 al 1994 Mario Pavone è stato socio e membro del CdA del Centro Studi “Feliciano Rossitto” di Ragusa, cui la famiglia ha donato una parte significativa della sua immensa raccolta libraria. Più recentemente, aveva curato la stesura dei profili di oltre trenta personaggi iblei per il prestigioso “Dizionario enciclopedico dei pensatori e dei teologi di Sicilia”, la cui ultima edizione è stata pubblicata postuma.
Nella prima metà degli anni ’80 Mario Pavone fu anche tra i protagonisti di una complicata mediazione ideologica e spirituale che si rese necessaria nel momento più difficile nella storia della Diocesi di Ragusa che fu conseguenza della decisione della Nato, di concerto con il Governo italiano, di installare 112 missili a testata nucleare presso l’allora base militare di Comiso – oggi aeroporto civile “Pio La Torre” – nel contesto della corsa al riarmo indotta dalla guerra fredda contro l’Unione Sovietica. Complici l’amplificazione mediatica connaturata alla portata globale dello scontro in atto tra le due superpotenze e il sostanziale immobilismo della Santa Sede – in quel periodo impegnata in trattative diplomatiche con lo stesso Governo italiano e con quello statunitense – allorquando il 23 dicembre 1983 il Vescovo Mons. Angelo Rizzo – che, pur testimoniando posizioni favorevoli alla pace, aveva già mostrato un approccio pragmatico, non condividendo le manifestazioni dei movimenti pacifisti più intransigenti e considerati ideologicamente orientati – officiò la cerimonia della posa della prima pietra della chiesa in costruzione presso la base militare, la tensione latente sfociò in incomprensioni motivo di profonde lacerazioni all’interno della stessa Diocesi e di più aperte polemiche che guadagnarono la ribalta internazionale, anche a causa di alcune strumentalizzazioni e dell’intervento di eminenti personalità come Leonardo Sciascia. In anni più recenti, impegnato nella stesura di un’opera dedicata alla storia della Diocesi di Ragusa – purtroppo rimasta incompiuta – Mario Pavone era tornato ad occuparsi di quei fatti, proponendone una ricostruzione che ha il pregio di evidenziarne i presupposti e le relative contraddizioni.
Mario Pavone è scomparso il 16 marzo 2016 a Ragusa per le conseguenze di un grave malore che lo aveva colpito qualche giorno prima, mentre si trovava ai piedi della Chiesa della Badia, esito di una malattia di cui soffriva da tempo. Dopo la grande commozione iniziale, spiace constatare che la sua memoria si sia rapidamente sbiadita, riflesso di una Città che del resto, al netto di qualche toponomastico persino improprio – come lui stesso faceva sempre notare – e di monumenti presto dimenticati, non è mai riuscita a prendere piena consapevolezza neppure del valore storico e scientifico di Hodierna, tant’è che sia in sua compagnia, sia dopo la sua scomparsa, ho riscontrato una fredda accoglienza da parte delle amministrazioni locali riguardo alla proposta di istituzione di un Museo ed Istituto di Ricerca dedicato allo scienziato seicentesco, il che ad oggi rimane il più grande incompiuto dei suoi progetti; eppure, per oltre sessanta anni, Ragusa è stata la Città vissuta ed amata da Mario Pavone, il quale vi ha lasciato più di un’impronta che resterà comunque indelebile”.