Alle prime luci dell’alba di ieri, a Comiso, i Carabinieri della Compagnia di Vittoria, congiuntamente a personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia” – a conclusione di un più ampio servizio di straordinario finalizzato alla ricerca di armi e droga – hanno tratto in arresto in flagranza di reato, per coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e furto aggravato di energia elettrica, Mirella Turtula La Rosa, 48 anni, con precedenti, e il convivente B.H.J.cl.2002, tunisino, entrambi disoccupati e residenti in quella Contrada Cifali.
In particolare, i militari durante un servizio di rastrellamento svolto nella periferia del centro cittadino di Comiso, sono stati attratti dal forte odore di marijuana proveniente da un terreno ubicato al confine tra il comune di Chiaramonte Gulfi e Comiso. Insospettiti dall’insolita presenza di persone in una villa, solitamente non abitata, hanno svolto una perquisizione domiciliare, estesa anche alle sue pertinenze. All’interno di un terreno recintato e annesso alla proprietà, i militari della Stazione Carabinieri di Comiso hanno rinvenuto una sofisticata piantagione, nascosta all’interno di una struttura del tipo “serra”, composta da 176 piante di canapa, di altezza compresa tra i 50 e 170 centimetri, con infiorescenze. Oltre alla piantagione rinvenuta, i Carabinieri hanno sequestrato anche 2 kg e mezzo di “marijuana” già essiccata e nascosta all’interno di un sacco in plastica, un bilancino di precisione e diversi contenitori di fertilizzanti, necessari per coltivare lo stupefacente.
Lo stupefacente – prodotto grazie ad un impianto costituito da due stufe, due ventilatori, un impianto d’irrigazione, un barometro e un dispositivo di deumidificazione – una volta immesso sul mercato illegale, avrebbe fruttato oltre 80mila euro.
Le piante, lo stupefacente e tutti i materiali utilizzati per la realizzazione dell’impianto di coltivazione sono stati sequestrati. La sostanza stupefacente sarà sottoposta ad analisi tossicologica.
Inoltre, l’impianto di coltivazione dello stupefacente era alimentato abusivamente mediante un collegamento alla rete elettrica pubblica, immediatamente verificato e disattivato da personale tecnico “ENEL” intervenuto sul posto. Gli arrestati sono stati ristretti ai domiciliari, fino all’udienza di convalida, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Ragusa.