L’emergenza Coronavirus richiede un po’ di pazienza a tutti. Anche i pazienti devono essere più pazienti, ma a tutto c’è comunque un limite. Alcune segnalazioni provengono dai familiari di pazienti che in queste settimane hanno dovuto far ricorso alle cure dei sanitari. La trafila è la stessa: arrivo in Pronto soccorso, tampone, visita del medico… e poi una lunga, estenuante attesa. Fino a oltre due giorni in una barella, ‘parcheggiati’ in una delle aree adiacenti al Pronto soccorso, senza un cuscino e senza una coperta.
In una sorta di girone dantesco, inspiegabile dal momento che attualmente il numero di ricoveri nel Ragusano è ai minimi, ci si trova costretti a dover attendere un tempo infinito per una coperta, di quelle termiche (quelle dorate che vengono utilizzate negli incidenti o negli sbarchi) mentre per il cuscino occorre industriarsi come si può, con un giubbotto a mo’ di guanciale.
La risposta alle, sacrosante, lamentele, pare sia di questo tenore: nelle barelle non sono previsti cuscini. La replica, aggiungiamo noi, è altrettanto scontata: la barella non è un posto letto. Se ci si resta per 48 ore di fila o ancora di più, almeno un cuscino e una coperta andrebbero garantiti. Non si capisce, peraltro, il perché di un tale trattamento, dal momento che i ricoveri per Covid sono ormai al minimo e quelli programmati sono abbondantemente ridotti.
Non è una critica al personale soprattutto del ‘Pronto soccorso’, che ha gestito l’emergenza facendo ciò che era nelle proprie possibilità e con grandi sacrifici. A tutti va, dal medico a chi fa le pulizie, senza dimenticare gli infermieri, un plauso da parte dei cittadini.
Nell’organizzazione, però, qualcosa forse andrebbe rivista.
Qualche domanda l’abbiamo posta ai vertici Asp: C’è penuria di cuscini e coperte al ‘Giovanni Paolo II’? Perché un così grave ritardo nei ricoveri anche a persone negative al tampone molecolare? Chi gestisce l’intera struttura cosicché non si rischi di lavorare a compartimenti stagni?
Nessuna risposta, nonostante l’attesa, è giunta a questi semplici interrogativi. Restiamo fiduciosi, ancora in attesa.