«Dobbiamo parlare dell’aspetto economico e di quello sanitario, altrimenti non si comprende – ha detto Musumeci – che se non si chiude non si controlla più il contagio e la riapertura si allontana sempre più. Solo chi non ha mai visto la radiografia dei polmoni di un malato di Covid non comprende. A nessuno fa piacere – ha continuato il governatore – dichiarare la zona rossa o arancione. Avevamo il dovere di farlo, serviva ad allentare la morsa. E così, dai circa 2000 contagi di dieci giorni fa, siamo arrivati agli 885 di ieri. Dobbiamo riuscire a coniugare le esigenze del diritto alla salute e alla vita con quelle di chi deve mettere un piatto a tavola. Per questo abbiamo chiesto al governo nazionale di trovare misure efficaci e celeri. Nella lettera che ho scritto, assieme ad altri quattro presidenti di Regione, al premier Conte, avevo chiesto che gli stessi ristori previsti per le zone rosse fossero dati alle regioni arancioni. Purtroppo la crisi di governo in corso ci priva dell’interlocutore più importante per noi amministratori».
«Oggi stesso – ha annunciato Musumeci – riunirò la giunta regionale per adottare una delibera che trasmetta a Roma le vostre richieste affinché, ad esempio, i ristori erogati dal governo nazionale possano essere calcolati non in base al fatturato del mese di aprile ma sulla media di un intero anno. Appena possibile, alla ripresa delle attività, ci faremo carico di una campagna pubblicitaria che rilanci il brand Sicilia e la ristorazione locale. Sono al vostro fianco – ha concluso il presidente – e il vostro sindaco è il mio interlocutore».