“Da don Puglisi impariamo a essere generativi”. È il messaggio centrale del ricordo, a Modica, nella ‘Casa’ a lui intitolata, di don Giuseppe Puglisi nel giorno della sua festa, il 21 ottobre. Ed è venuto spontaneo associare al martire palermitano anche il ricordo di don Roberto Malgesini, ucciso a Como da una delle tante persone che lui aiutava proprio nel giorno in cui si ricordava il martirio di don Pino. A motivo del Covid, la messa è stata celebrata solo con le persone della ‘Casa’ e poche altre, rispettando le regole di protezione. A presiedere è stato don Andrea Amore, ordinato prete proprio il 15 settembre, memoria di don Puglisi e giorno dell’uccisione di don Roberto. “Niente avviene a caso”, ha sottolineato don Andrea richiamando tanti suoi legami con don Puglisi, ma anche chiarendo che, “non siamo noi a cercare i santi, sono i santi a cercare noi. Per aiutarci ad essere pienamente umani. Nella logica del chicco di grano, ovvero del morire che vive chiunque non fugge dalla realtà, ma fa i conti con la vita quotidiana”. Un morire che ci fa rinascere, ci fa vincere la solitudine e ci rende generativi. “Per i sacerdoti è questo il senso del celibato, diventare in altro modo generativi, ma ognuno – ha sottolineato ancora don Andrea – è chiamato ad essere generativo”. Come? – si è chiesto. E, rifacendosi alla prima lettura della liturgia di don Puglisi, la risposta è l’amore che riceviamo da Dio, che a nostra volta possiamo donare agli altri. Se questo non accade siamo mentitori. È bello amare alla maniera di Dio. Don Puglisi e don Roberto hanno amato così: senza tornaconto. E la ‘Casa’ nei suoi 30 anni (è arrivata a tale anniversario quest’anno) ha potuto amare perché non ha perso di vista la fonte e il fondamento dell’amore, che è Dio. “Tutti siamo invitati ad essere dov’è Cristo, dove ci interpella. Perché solo così saremo generativi. Senza tornaconto, ma per amore e solo per amore!”.