A Vittoria l’unica ‘guerra’ aperta è quella per la poltrona più alta di palazzo Iacono. Più che una campagna elettorale, un attacco al ‘fortino’, con una sfilza di candidati (legittimamente) agguerriti e un’infinità di comizi e incontri.
Alla faccia dei locali alle prese con un numero elevatissimo di prescrizioni, orari di chiusura, matrimoni in stile super familiare, società di catering che rischiano il default, bar che non sanno più come gestire ogni minuziosa norma.
Come a dire che, per la campagna elettorale e le elezioni, “Non ce n’è Covid”…
E invece, a oggi a Vittoria, i contagi sono 200 circa, e il numero più che crescere, vola!
A parte Piero Gurrieri dei 5 stelle che, colpito da Covid, si è dovuto fermare per il momento, qualche annuncio di Di Falco che ha fatto saltare qualche comizio, a Vittoria chi si candida a diventare classe dirigente non si ferma e prosegue. Obiettivo. vincere! Non importano le conseguenze.
Ma a chi spetterebbe, mentre si chiedono sacrifici enormi a centinaia di esercenti e cittadini, dire: stop, fermiamoci, rimandiamo la ‘contesa’?
Senza dubbio l’input dovrebbe partire dalla prefettura. Non sappiamo se vi siano state segnalazioni in tal senso da parte dell’Ufficio territoriale di governo, ma qualcosa andrebbe fatta.
Non si può lasciare tutto al buonsenso né al lavoro delle forze dell’ordine: ve l’immaginate una sfilza di multe al comizio o alla ‘chiacchierata’ con 20 persone di questo o quel contendente? Apriti cielo!
E allora, che quella ritenuta come la via democratica per eccellenza, il voto appunto, si fondi sul principio base di ogni democrazia: le regole valgono per tutti, non ci sono assembramenti di seria A e di serie B.