Tredici persone sono accusate di avere frodato il fisco miscelando carburanti e prodotti energetici vari a Gela, Augusta e a Misterbianco. La guardia di finanza, in un’operazione congiunta con l’agenzia delle dogane e dei monopoli, ha eseguito stamani quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti dei responsabili di tre aziende siciliane che sono state sottoposte a sequestro. I restanti 9 presunti complici sono stati denunciati.
Per gli indagati l’accusa, a vario titolo, è di associazione a delinquere finalizzata al contrabbando e alla miscelazione abusiva di prodotti energetici. I provvedimenti sono stati emessi dal gip del tribunale di Gela su richiesta del procuratore, Fernando Asaro, che ha coordinato il lavoro investigativo delle fiamme gialle.
Le indagini avviate nel 2018
Il provvedimento odierno arriva all’esito di un’indagine avviata nell’estate del 2018, quando furono sequestrate cinque autocisterne utilizzate per trasportare il prodotto miscelato presso distributori compiacenti, un intero deposito di carburanti nella zona di Contrada Manfria a Gela, nonché 111.000 litri di prodotto petrolifero adulterato. Contestualmente vennero arrestati 4 soggetti, 3 di coloro per i quali oggi viene eseguita la misura cautelare personale, tutti responsabili di miscelazione abusiva di gasolio con diluenti impiegati ordinariamente nella produzione di vernice e che, alla luce del risultato dagli esami chimici effettuati dal laboratorio mobile dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, risultarono essere un additivo simil-solvente denominato “Platformat”.
Successive e complesse indagini coordinate dalla locale Procura della Repubblica gelese hanno fatto luce, grazie anche all’ausilio di attività tecniche, a una serie di condotte fraudolente poste in essere dall’organizzazione. In particolare, per la miscelazione abusiva veniva utilizzato un deposito commerciale, sito a Gela, di proprietà di una società siracusana, concessa in locazione a una società gelese e gestita di fatto, per il tramite del dominus dell’organizzazione, mediante l’ausilio di mezzi di trasporto messi a disposizione da una terza società anch’essa etnea.
Le condotte descritte hanno consentito di ottenere un prodotto idoneo per l’autotrazione senza che su di esso fossero pagati tanto i diritti doganali, quanto le accise e l’I.V.A. e che lo stesso fosse venduto al di fuori del circuito di vendita ufficiale e pertanto totalmente “in nero”.
L’organizzazione criminale ha potuto anche contare sulla pianificazione di trasporti di prodotto da paesi esteri, quali la Slovenia o la Croazia, mediante emissione di falsi D.A.S. (documenti di accompagnamento di prodotti sottoposti ad accisa). La strategia fraudolenta ha consentito al sodalizio di evadere i tributi gravanti sugli oli minerali e sui prodotti per autotrazione per un totale complessivo, comprensivo di tributi doganali, accisa e I.V.A., di oltre 437.000 euro.
Le misure cautelari
L’organizzazione criminale, come detto composta da 13 soggetti, tutti con un ruolo ben definito al suo interno, vede ai vertici coloro nei confronti dei quali sono state emesse misure cautelari personali odierne. Si tratta di S.D., catanese di 31 anni, pluripregiudicato, già condannato per 416-bis e per reati specifici di contrabbando e di fatto il reale dominus della stessa organizzazione; B.D. calatino di 53 anni braccio destro di S.D., staffetta durante i trasporti, falsificatore dei D.A.S. e riscossore delle somme di denaro dagli acquirenti finali; C.A. catanese di 31 anni elemento essenziale per l’organizzazione in quanto proprietario del sito di stoccaggio e risolutore di problematiche inerenti alle pratiche doganali e R.O. di 49 anni ed originario di Catania, deceduto il 27.01.2020, autista ed organizzatore di viaggi, abile miscelatore del prodotto solvente con il carburante che ha gestito nel tempo i registri di carico e scarico.
Il Giudice per le indagini preliminari, di fronte al chiaro quadro probatorio ricostruito, ha così disposto misure cautelari personali e reali nei confronti di 4 indagati, 3 dei quali sono stati posti agli arresti domiciliari, mentre per l’indagato deceduto nel corso delle indagini era stata disposta la misura dell’obbligo di dimora e di presentazione alla P.G.. Tutti si sono resi responsabili in forma associativa di reati inerenti la violazione della normativa accise e di quella doganale.
E’ stato, inoltre, disposto il sequestro preventivo diretto del complesso aziendale di 3 società, che saranno poste in amministrazione giudiziaria, il cui valore complessivo ammonta ad oltre 13 milioni di euro.