Ecco ciò che è stato pubblicato nella pagina istituzione del Comune di Comiso su Facebook, a forma del sindaco Maria Rita Schembari: “Le immagini che vedete, appartengono ad una serie molto più vasta di immagini registrate dalle videocamere di sorveglianza allocate presso la villa comunale, e di atti vandalici ancora peggiori, quali quelli di utilizzare le altalene per bambini, come catapulte per ragazzi adolescenti. E tanto altro, purtroppo. Naturalmente abbiamo coperto i volti delle due protagoniste, poiché rispettiamo la legge che ci impone di tutelare volti e particolari eventualmente riconducibili a minori. Posso comunque tranquillizzare tutti sul fatto che le immagini originali sono già in possesso delle forze dell’ordine preposte che già si stanno muovendo. Ma voglio condividere alcune riflessioni che faccio sia da primo cittadino, sia da genitore. Innanzitutto è impossibile monitorare , controllare, vigilare sui comportamenti di una intera comunità di circa 30.000 anime. Perché questo ci si chiede quando si amministra una città. Ma è l’ottica sbagliata. È sbagliato puntare il dito su chi non ha materialmente le risorse umane per farlo, invece di indignarsi sull’imbarbarimento di queste nuove generazioni che, per noia, o per altro, si dilettano a vandalizzare tutto ciò che capita a tiro. Il principio su cui si fonda la libertà di ognuno di noi che vive la città, non è quello del deterrente, dello spauracchio di sistemi di controllo che ci riportano a immagini di Orwelliana memoria, ma quello dell’individuale senso civico che conduce al rispetto di una regola. Se c’è un divieto d’accesso al cantiere, non si entra. Se c’è un cestino per gettare i rifiuti, si usa. E potrei continuare all’infinito. Da genitore che viene a conoscenza di comportamenti del genere, spingerei mio figlio, o mia figlia, ad auto denunciarsi, e soprattutto, ad autopunirsi, dedicando qualche ora della giornata a svolgere servizi utili per tutta la comunità. Abbiamo tutti un imperativo morale che è quello di educare le future generazioni al rispetto delle persone e delle cose che sono patrimonio di tutti. E sono certa che questo fine non si raggiunge utilizzando sanzioni e punizioni, ma rieducando questi giovani al rispetto di ciò che li circonda”.