Che l’ordinanza di Musumeci sulla chiusura dei centri per migranti in Sicilia fosse solo uno spot lo si era capito subito. Una mossa ad effetto che se da un lato mira a far felice l’alleato leghista, dall’altro si trasforma nell’ennesima figuraccia del governatore dell’Isola, dove la questione Covid rischia di diventare sempre più calda. E, numeri alla mano, il problema reale non sono i migranti, ma vacanzieri e turisti di ritorno. Nel Ragusano il cluster Malta pare ormai accertato, mentre non si hanno notizie di migranti che abbiano contagiato altre persone.
E mentre Musumeci fa il pieno di populismo, il Viminale, in maniera lapalissiana, ricorda ciò che dovrebbe conoscere pure chi ha frequentato anche solo fino alle medie: “La gestione dei flussi migratori non è una materia di competenza delle regioni ma è disciplinata dalle leggi nazionali”.
Insomma, quello di Musumeci è poco più di uno scarabocchio sulla lista, ormai evidente, delle inadempienze del governo regionale. A partire dal caos nella gestione della cassa integrazione.
In definitiva: l’ultimatum di Musumeci è pura carta straccia.
Come suggerisce il sindaco di Pozzallo, che non sottovaluta la questione sbarchi, Musumeci vada a Roma, compia il suo dovere facendo reale pressing sul governo. Lasci stare letterine e scarabocchi, che poi – finita l’ondata del popoluismo feisbucchiano – alla Sicilia restano solo slogan e problemi irrisolti.
Se proprio vuol compiacere Salvini, gli porti quattro arancini, avrà materiale in abbondanza per i suoi selfie.