Sbarco a Caucana, parla il sindaco Cassì

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“Lo sbarco di mercoledì sulle coste di Caucana, le modalità con cui è avvenuto e le immagini che lo hanno raccontato, con la manovra di speronamento, la fuga sulla spiaggia e il tentativo di alcuni migranti irregolari di nascondersi tra la vegetazione o addirittura fingersi bagnanti, hanno suscitato clamore e animato un dibattito acceso, a tratti aspro e divisivo.

A restare in disparte in un imbarazzato silenzio, i rappresentanti locali di Pd e M5S, che preferiscono dibattere di ciuffi d’erba fuori posto e tombini rotti. Sarebbe complicato per loro commentare l’operato e le mancanze del Governo nazionale.
È l’esempio di come il tema degli sbarchi viene sempre affrontato, spudoratamente vincolato a interessi e strategie di partito a prescindere dal colore, che sia di destra o di sinistra. Tanto i toni veementi quanto i silenzi strategici sono strumentali, e si finisce così per tralasciare la sostanza del problema. In uno Stato di Diritto che assicura la salvaguardia e il rispetto delle libertà dei suoi cittadini attraverso un sistema di leggi a cui nessuno può sottrarsi, piacciano o meno, l’immigrazione clandestina è certamente contro la legge. E non parliamo di accoglienza, di soccorso in mare, di assistenza a chi sfugge da guerre, persecuzioni o carestie: sacrosanto aiutare chi soffre e salvare gente che rischia di annegare. Parliamo del principio, inconfutabile, che non si può entrare in un Paese da un altro continente sbarcando indisturbati su una spiaggia per poi correre via. Chi ci prova, secondo le leggi di qualunque Stato di Diritto viene respinto o rimandato indietro, a meno che, all’esito di una accurata istruttoria, non emergano ragioni umanitarie prevalenti che ne impongano l’accoglienza. Errore madornale lasciare l’affermazione e la difesa di questo principio a chi ne fa strumento di lotta politica.

Se non si vuole che la migrazione sia vincolata a interessi economici o politici, se non si vuole che a prevalere siano alla fine i trafficanti di uomini, uno Stato di Diritto deve avere la capacità di far rispettare le sue leggi ed è evidente che ieri questo non è successo. È inconcepibile che l’Italia non riesca a presidiare i suoi confini, in questo caso marittimi.

Ciò che è accaduto è indice di un’evidente superficialità nella gestione del fenomeno, che finisce inevitabilmente – come altre volte accade – per ricadere sulle spalle delle Amministrazioni e dei presidi locali.

Ed è questa superficialità ad animare le discussioni che dividono i cittadini su un fenomeno da sempre esistito, diventando strumento di una propaganda politica che non tiene conto né delle norme, nazionali e internazionali, né dell’umanità che un tema come questo merita. Ho letto molti commenti alla notizia: no, non si può respingere con violenza; no, non si può accogliere indiscriminatamente.
Commenti che poi finiscono nel paradosso: secondo alcuni l’Amministrazione comunale non dovrebbe controllare la movida, presidiare Marina di Ragusa e sanzionare gli abusivi o chi non rispetta le regole anticontagio “perché tanto poi ci sono gli immigrati che ci infettano”, espressione e concetto semplicemente inaccettabili. Un’attività irregolare non è giustificazione di altre attività irregolari.
Fermo restando che presidiare il territorio è operazione a tutela dei cittadini e di chi lavora regolarmente, che non può essere danneggiato da una concorrenza senza regole, delle due l’una: alcuni lamentano che ci sono troppi controlli e che bisogna “lasciar fare” per non soffocare l’economia, fosse anche quella sommersa, altri che i controlli non sono sufficienti. Probabilmente la verità sta nel mezzo; probabilmente, come per ogni cosa, si può fare meglio.

Ciò che chiediamo a gran voce, è che se i Comuni continuano a fare la loro parte anche nel difficile contesto che stiamo attraversando, il Governo non può esimersi dal fare la propria su ciò che gli compete, presidiando i confini del proprio territorio, garantendo la sicurezza dei propri cittadini. I moderni sistemi radar consentono di individuare anche le imbarcazioni più piccole, gli sbarchi autonomi si possono prevenire, a condizione che si impieghino gli uomini e i mezzi necessari. Ad oggi non è stato fatto. Tra chi vorrebbe chiudere i porti e chi è invece favorevole ad una indiscriminata accoglienza, prevalga sempre e comunque la applicazione delle leggi. Chi ha responsabilità di governo è chiamato a fare ciò che è giusto, non ciò che è utile”.