“Stare sotto il cielo ci fa comprendere la bellezza del creato e l’incognita della vita”. Con queste parole Maurilio Assenza, direttore della Casa Don Puglisi ha dato il benvenuto a padre Giovanni Salonia, psicologo, psicoterapeuta e direttore dell’Istituto Gestalt Therapy, e ai genitori, educatori, insegnanti presenti ieri al cantiere educativo Crisci Ranni di Modica nell’ambito del Progetto Ribes.
L’incontro si è svolto nel campo di calcio di Crisci Ranni, così da rispettare le norme anti-covid per il distanziamento sociale.
“Ribes – ha spiegato Assenza – è il progetto nato per supportare i genitori e le scuole nel cammino di crescita dei bambini, per ritrovare elementi che permettano ai nostri ragazzi di sorprenderci ogni giorno perché, se guardiamo il mondo a modo loro, riscopriremo le cose belle della vita”.
Padre Salonia ha dato il suo benvenuto con una poesia di Kahlil Gibran, letta da Daniele Cannata, che è stata l’incipit del suo discorso.
“I vostri figli non sono figli vostri.
Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di sé stessa.
Essi non provengono da voi, ma attraverso di voi.
E sebbene stiano con voi, non vi appartengono…”
“La vita è la spinta più forte che c’è nel mondo – ha esordito Salonia – ed è in ognuno di noi. Tutti la vogliamo vivere con pienezza. E la vita viene sempre dall’amore, nello specifico dall’amore di due genitori. Perché la cosa più sacra nella condizione umana è donare l’esistenza, e la cosa più bella è guardare i figli negli occhi.
Alcune volte però, i genitori sostituiscono la bellezza dell’amore genitoriale con le preoccupazioni quotidiane e questo toglie la voglia di essere portatori di vita. Invece, bisogna nutrirsi della gratitudine e della bellezza di essere genitori, che vuol dire generare la vita ma non pretendere che quella vita ci appartenga.
I figli infatti, vanno consegnati al mondo e per farlo occorre dargli due spinte: un amore incondizionato che li faccia sentire appoggiati in qualsiasi cosa facciano, e un amore che li stimoli a essere persone migliori, a crescere, a evolversi. Per questo, così come per generare una vita occorrono due persone, anche per farla crescere occorrono due energie diverse.
Si ha bisogno di due modi per amarli.
Ogni genitore deve comprendere che non può sapere da solo come crescere un figlio, ma bisogna mettersi in discussione, rispettare il modo diverso di educare dell’altro partner. Si fanno crescere i figli pienamente solo quando si è genitori con l’altro genitore, o con la figura di riferimento, con la famiglia, con la comunità”.
Un compito, quello genitoriale, che sta cambiando repentinamente. Fino a qualche anno fa si davano regole comportamentali ai figli che servivano per orientarsi nel mondo che conoscevano. Ora i ragazzi fanno tante esperienze, uscendo dai confini in cui sono nati, sia mentalmente che fisicamente.
“Ai figli di oggi bisogna dare qualcosa di diverso delle regole fondamentali – continua Salonia – bisogna dargli la fiducia in se stessi, che non sconfini nell’egocentrismo, ma che sia in grado di dialogare con gli altri. Un figlio che ha fiducia in sé, nei propri gusti e nelle proprie emozioni è un ragazzo felice. Educare significa favorire la capacità di crearsi un’idea personale e di trovare tempi e spazi per la bellezza. Non possiamo pensare che la felicità sia non avere problemi, la felicità è vitalità, è il modo in cui affrontiamo le difficoltà. Il compito di ogni genitore è far sentire il proprio figlio forte, bello e capace di dialogare.
Solo così gli vengono fornite le premesse per essere felice e per sentirsi amato”.
“Per parlare di bellezza dunque, – ha concluso Maurilio Assenza – bisogna mettere i bambini al centro della nostra quotidianità, come ci ha insegnato qualcuno più di 2000 anni fa”.