Le dichiarazioni di padre Giovanni Stracquadanio sulla morte di Peppe Lucifora e su quel testamento, di cui però non si avrebbe traccia, hanno suscitato una reazione da parte dei familiari del cuoco modicano brutalmente ucciso nella sua abitazione. Riportiamo il testo della lettera dei familiari:
“In questi giorni, anche dopo l’arresto dell’indagato, abbiamo deciso di mantenere la linea assunta il 10 novembre scorso, improntata a riservatezza, sobrietà, serietà. Ma siamo stati particolarmente sorpresi dalle dichiarazioni pubbliche di Padre Giovanni Stracquadanio. In primo luogo ci ha sorpresi la sua disponibilità a comparire nei telegiornali e in programmi televisivi anche di emittenti nazionali. Liberissimo di farlo, ovviamente; noi possiamo adottare e gestire solo la nostra linea e strategia processuale, non quelle degli altri. Ma, in secondo luogo, ci ha sorpresi come Padre Giovanni, pur affermando più volte che non conosce gli atti e che “non può sapere”, abbia ipotizzato che nella fattispecie non si tratta di delitto passionale, e che in questi casi il movente è sempre il denaro o la droga. Tali affermazioni sono improntate a estrema superficialità e a totale mancanza di conoscenza dei più elementari principi di criminologia. Vogliamo escludere la malafede. Padre Giovanni era amico fedele e affettuoso di Peppe. Se ha ipotesi concrete da fare, o conoscenze dirette dei fatti, le riferisca al Pubblico Ministero o ai Carabinieri. Sia più chiaro sul testamento di Peppe, che alcuni familiari e amici, se esistente e stando a quello che diceva Peppe, sanno essere stato consegnato proprio a lui. A Padre Giovanni. Parliamo peraltro del possibile testamento di una persona dal patrimonio di incerta consistenza. Tanto che i familiari non stanno compiendo atti di gestione del patrimonio, né hanno accettato un’eredità che potrebbe avere più passivo che attivo. Un delitto non necessariamente è la confluenza tragica e fatale di tutti gli aspetti poco chiari o tortuosi della vita della vittima. Esso può scaturire da uno solo di essi, mentre gli altri possono essere ininfluenti. In definitiva, crediamo che in questa fase le ipotesi debbano farle gli investigatori; o i cronisti che, quasi tutti con professionalità e competenza, stanno seguendo l’inchiesta. Né possiamo mettere a tacere l’opinione pubblica o un’intera città che chiedono farsi luce sul delitto, aspettano risposte e avanzano le loro ipotesi. Ma da Padre Giovanni, cui anche Peppe era autenticamente amico e devoto, ci aspettiamo un significativo contributo alle indagini; o il silenzio, la sobrietà e la serietà che possono aiutare, molto più di quello che ritiene la pubblica opinione, il corso delle indagini e il processo”.