Di seguito pubblichiamo la lettera a firma di Pippo Mallia, il macellaio di Ragusa, su cui si è scatenato un linciaggio sui social in quanto ritenuto infetto. La redazione di Ragusah24 aveva fortemente criticato tale atteggiamento, riportando anche una nota del sindaco di Ragusa Peppe Cassì, sentitosi in dovere di intervenire in questa delicata situazione che a molti, sui social, è proprio sfuggita di mano. Oggi si apprende che Pippo Mallia e i suoi familiari non hanno avuto e non hanno il Coronavirus. Di seguito la lettera che lo stesso ha trasmesso in redazione. Tanti auguri da parte nostra.
“Il momento storico che attanaglia gli uomini di tutta la terra con le aggressioni silenti del “coronavirus”, ha visto anche lo scrivente GIUSEPPE MALLIA, titolare della Macelleria sita in Ragusa via Archimede angolo via Carducci, indirettamente ferito dai suoi effetti collaterali. Il tutto ha avuto inizio con uno stato febbrile di metà marzo, puntualmente segnalato al proprio medico. Il Medico di Famiglia valutava questo malessere quale degno di attenzione tanto da interessare il competente Servizio dell’Azienda Sanitaria Provinciale per l’esecuzione del “tampone rinofaringeo”. L’esame venne effettuato il 26.03.2020 e, nell’attesa del responso analitico, restavo in fiduciario isolamento per 14 giorni. Dopo qualche giorno dall’eseguito tampone, seppure completamente guarito, continuavo la “quarantena” rispettoso delle prescrizioni. Approssimandosi la data di scadenza dell’isolamento, ossia il giovedì 09.04.2020 e non ricevendo novità, chiedevo al Medico di Famiglia e al personale ASP, notizie sul tampone. Mentre il medico di famiglia mi confermava di non rilevare alcuna nota sul portale informatico dell’Azienda Sanitaria, e quindi di potermi ritenere negativo al CoVid-19, l’ASP non riusciva a darmi risposte né rintracciare l’iter che aveva seguito il mio tampone. In questo clima d’incertezza l’ASP veniva, per tempo, diffidata a darmi una risposta. (Responso che, ad oggi. ancora non mi è stato ufficialmente dato. Non ho ancora uno straccio di referto medico del Laboratorio). Quindi, in assenza di riscontro e forte dell’unica certificazione medica delmio medico di famiglia, la mattina del 10.04.2020 (il Venerdì santo), mi recavo al lavoro in Macelleria quando, dopo poco, venivo raggiunto da una telefonata fattami, probabilmente da un funzionario dell’ASP. Apprendevo, dopo 15 giorni, dallo sconosciuto interlocutore che peraltro parlava con poca chiarezza, d’essere positivo al coronavirus. Immediatamente interrompevo le attività in corso rientrando subito a casa. Seguendo le indicazioni della medesima persona dell’ASP, anche mia moglie e i miei due figli eseguivano immediatamente i tamponi. Nessuna Autorità aveva disposto la chiusura della macelleria che nel frattempo, data la lunga fila di avventori, veniva condotta con estrema difficoltà da un collaboratore sempre nel pieno rispetto delle regole igienico – sanitarie (mascherina – guanti – lavaggio e sanificazione dopo aver servito ogni acquirente…). Autonomamente, in assenza di indicazioni e a maggior garanzia della numerosa clientela rimasta non servita, la Macelleria veniva chiusa con il conseguenziale rientro a casa e isolamento dell’intera famiglia. Tale comportamento, più che rispettoso delle regole e soprattutto dei consumatori, ha innescato, attraverso i sistemi di comunicazione Facebook, WhatsApp e messaggi audio, un linciaggio professionale e personale devastante. Il disprezzo per questo “untore seriale”, (che sarei io in quanto titolare di Macelleria), colpevole di aver avuto qualche giorno di febbre, è montato con insulti e diffamazioni tali da travalicare il limite della libera manifestazione del pensiero. La propalazione di notizie false sulla contaminazione del coronavirus mediante le carni acquistate presso la mia Macelleria; gli annunci sullo stato di salute infettivo mio e dei miei cari (notizie che peraltro dovevano rimanere riservate); la mancanza di informazioni ufficiali da parete dell’ASP di Ragusa, mi hanno sfinito.
Questi assalti violenti sono stati mitigati:
- dall’intima convinzione di aver rispettato in ogni momento i limiti che le norme mi imponevano;
- dal fatto che non avevo mai avuto contatti con persone a rischio prima dello stato febbrile;
- dal conforto ricevuto degli Amici e dei Familiari che hanno continuato ad avere fiducia in me.
L’incubo si è concluso quando, dopo aver fatto altri tamponi, questa mattina di lunedì 20.04.2020, il mio medico di famiglia mi ha detto d’aver letto, sul portale informatico dell’ASP, che Io, mia Moglie e i miei Figli, eravamo tutti negativi al coronavirus e che potevamo tranquillamente tornare a lavorare in Macelleria.
Inutile dire che sono scoppiato a piangere e, come me, in lacrime ho visto anche i familiari con i quali mi sono ritrovato, senza volerlo, stretto in un vigoroso abbraccio. Rimane il vivo ricordo dell’incubo vissuto in questi ultimi giorni e il rimbombare di tutte le maldicenze di cui ho puntuali registrazioni memorizzate. Non pretendo le scuse da nessuno ma mi chiedo: sarebbe troppo dire, a quanti mi hanno calunniato, d’usare lo stesso mezzo e la medesima enfasi, per diffondere il messaggio che si erano sbagliati? Ritengo che ove lo facessero metterebbero cristianamente a posto la loro coscienza e mi eviterebbero d’azionare non volute procedure giudiziarie. Grazie a quanti, in questa vicenda, mi sono e ci sono stati vicini”.
Cordialità, PIPPO MALLIA