Gli 80 anni del vescovo Paolo Urso, uomo del sorriso e della parola

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Il saluto al vescovo Urso

In mezza Sicilia erano in tantissimi già pronti per una grande festa. Di quelle che si riservano agli amici speciali. Il virus l’ha solo rimandata, ma la marea di affetto non si ferma.

Compie oggi 80 anni Paolo Urso, per tredici anni vescovo di Ragusa, per tanti anni insegnante di religione ad Acireale, oltre che vicario generale della stessa diocesi.

Ordinato sacerdote il 7 ottobre 1962, Urso era stato nominato vescovo di Ragusa il 16 febbraio 2002. Il 12 aprile dello stesso anno l’ordinazione episcopale, che per sua scelta avvenne nella Cattedrale di Ragusa.

Il saluto del vescovo Urso

 

Già in occasione del suo saluto alla diocesi, in una cattedrale gremita, si ebbe la sensazione della profondità e della prossimità della sua azione pastorale: “Io non voglio dirvi parole vane, e Dio mi aiuti perché non ve ne dica mai. Voglio, invece, dirvi parole folli; parole di cui sono profondamente convinto e che sento vere. Il Signore vi ama: il suo amore è per sempre”.

Il suo motto episcopale è proprio questo: “Il suo amore è per sempre”. Un amore testimoniato ogni giorno, in ogni occasione, per ciascuna persona che lo abbia avvicinato. Vescovo con l’odore delle pecore, come anni dopo ebbe a indicare papa Francesco, pastore sempre pronto al dialogo, misura e condizione vera di ogni relazione.

Un dialogo e un affetto non attenuati da quando, nel novembre 2015, per raggiunti limiti d’età, è diventato vescovo emerito, lasciando Ragusa per tornare ad Acireale, sua città d’origine. Un gesto di profondo rispetto per il successore che iniziava il suo ministero pastorale in diocesi.

Parola di grande forza quelle che il vescovo Paolo Urso ha pronunciato nell’omelia del giovedì santo, in una cattedrale stracolma di gente

Una lontananza fisica, ma mai spirituale e d’affetti, quindi: sono tantissimi i ragusani che non perdono occasione per incontrarlo, per sentirlo, perché il tratto distintivo dei rapporti intessuti da monsignor Urso è quello dell’amicizia, profonda, senza steccati, né ‘paure’.

Uomo colto, il vescovo Paolo manifesta in piena libertà le proprie idee, ancorate sempre al vangelo e alla tradizione della Chiesa (il Vaticano II sempre bene chiaro come riferimento), nel chiaro riconoscimento di una sana laicità dello Stato sulla scia di una genuina adesione al dettato conciliare.

Presenza discreta e allo stesso tempo vera, il vescovo Paolo è una persona di famiglia, un amico.

Ci uniamo a quanti, oggi, avrebbero voluto festeggiare il compleanno insieme a lui, e lo faremo quando si potrà. Oggi ci limitiamo a questo augurio a distanza, certi che l’affetto è più forte della lontananza fisica.