Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di uno studente di Giurisprudenza di Catania, indirizzata al ministro della Giustizia Bonafede. La lettera è stata ‘condivisa’ anche da altri colleghi:
“Gent.le Ministro, chi Le scrive è uno studente della Facoltà di Giurisprudenza di Catania ormai alla fine dei suoi lunghi, impervi e soprattutto esosi studi. Finalmente, riesce a vedersi una piccola luce in fondo al tunnel, un tunnel fatto di sacrifici, lavoro, studio,sudore, ma soprattutto economicamente dispendioso. Ed è proprio nel momento che dovrebbe essere il più felice, che, ahimè, incombe su di me e su tutti noi studenti di legge, quella che io non riesco a non definire vergognosa e perché no, umiliante, “Riforma Forense del 31/12/2012 n°247”. La riforma, fra le altre, prevede l’obbligo di frequenza dei corsi di formazione per l’accesso alla professione di avvocato, meglio definiti come “Scuole Forensi”, comportando un addizionale allungamento dei tempi circa l’accesso alla professione e il conseguente inserimento nel mondo del lavoro (e si fidi, in tante Università, come in quella di Catania, già i tempi si dilatano a dismisura), oltre a richiedere un ulteriore esborso economico alle famiglie e agli studenti già sfiniti dai lunghi anni di tasse e affitti universitari. Ministro, questa riforma, cozza, subito, a prima vista con l’art. 3 della nostra amata Costituzione. E’ chiaro, infatti, che davanti ad una Riforma Forense così concepita, non venga rispettato il principio di uguaglianza, soprattutto nella misura in cui, chi economicamente meno fortunato o tutelato non riesce a proseguire il proprio percorso professionalizzante, buttando definitivamente alle ortiche i propri sforzi economici e non. Con la stessa, chiedo a gran voce la proroga dell’imminente scadenza del 31 Marzo e la successiva ridiscussione dell’intera riforma con l’auspicio che essa abbia al centro un’abilitazione equa e priva di qualsivoglia obbligo di frequenza di corsi di formazione. Nessuno deve essere lasciato indietro, non lo meritiamo”.