Si aggiunge un’altra iniziativa, nell’ambito del progetto Presidio della Caritas, per i minori che vivono nelle campagne del territorio di Vittoria ed Acate.
Dallo scorso venerdì ha preso il via un laboratorio di danza creativa tenuto da Giulia Lorefice. Le partecipanti sono 10 e hanno un’età compresa tra i 5 e i 17 anni.
Grazie alle belle giornate è stato possibile svolgere parte della lezione in spiaggia.
Ecco il diario di bordo di Giulia:
Oggi respiravamo insieme tenendoci le mani in cerchio, ma non abbiamo solo respirato, ci siamo accorte che il respiro danza. Abbiamo sorriso , ma non con l’euforia di non saperne il perché, ridevamo perché tutto il corpo ha sentito di poterlo fare per scoprire qual’ è la “forma” del sorriso.
Quando dalla loro voce, esce fuori la parola: Felicità, amore, vita, grazie, ti voglio bene, sono rilassata, tanto , libertà… Questa parola arriva da tutto il corpo e i loro occhi fanno una virata da un angolo nel vuoto all’incontro con lo sguardo, è un tuffo dal vuoto all’amore.
Qui in questo posto disperso, brutto, sporco , il mare ci dà la musica e noi danziamo lasciando via quello che non vogliamo , così facilmente come fa BUM un suono o TAC una lancetta dell’orologio, così i nostri passi. “Mi sono accorta che ci sono un sacco di cose brutte, di persone brutte, ma col tempo, piano piano, possiamo trovare qualcosa” così mi ha detto una ragazzina, raccogliendo un sasso dalla forma tonda come un orologio. “Il mare è come una musica” ha aggiunto un’altra, ascoltando quello che arrivava dalle onde mentre noi lasciavamo andare via tante parole.
Il movimento che avviene dall‘ascolto è diverso per ciascuna, ma la musica, come il tempo, sono di tutti. Ho cercato di spiegare loro il rispetto del tempo, come quello di un ritmo, muovendo il corpo e dicendo forte ”il tempo è preciso”; f are questo insieme al movimento, mi ha dato la possibilità di dare un messaggio chiaro non affidato solo alle parole, sulla puntualità.
Così oggi ci siamo avvicinati alla riva del mare, lentamente, come fossimo vicini alle nostre più grandi speranze e sogni, con movimenti ampi per far andare e tornare le braccia. Questo è il mare che abbiamo portato in una stanza del Presidio, facendoci strada con una piccola cassa per la musica e i nostri piedi che quasi non toccavano terra, per tutti i salti che facevamo. In questo tempo, in giro nel niente, noi avevamo tutto”.