Ragusa, Scoglitti, Vittoria: quei furti di ostie che preoccupano le comunità

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Per chi non crede è un furto come un altro, per i credenti, invece, si tratta di un vero e proprio sacrilego, una profanazione.

Le ostie consacrate, Corpo di Cristo, che rischiano, se va bene, di essere buttate nella spazzatura, o anche profanate in mille modi. Ma possono anche essere rubate su commissione, per riti delle più svariate sette esistenti in tutta Italia.

A Vittoria l’ultimo furto di questo tipo: dal tabernacolo è stata portata via la pisside contenente le ostie consacrate. È accaduto alla chiesa delle Anime Sante del Purgatorio. La triade commissariale ha espresso rammarico e vicinanza alla comunità cristiana per quanto accaduto, augurandosi che presto i responsabili possano essere assicurati alla giustizia.

Ma quello di Vittoria non è l’unico caso in provincia. Meno di due anni fa, a Scoglitti, ignoti avevano forzato il tabernacolo posto dietro l’altare della chiesa di Maria di Portosalvo, portando via le ‘specie eucaristiche’.

A Ragusa un fatto analogo diversi anni fa, nel 2006: a essere presa di mira fu la parrocchia San Pier Giuliano Eymard.

Fatti analoghi accadono in tutta Italia. In diversi casi i ladri svuotano il contenuto della pisside (il ‘vaso sacro’ che contiene le ostie) in chiesa e portano via l’oggetto ritenuto prezioso. Il termine ritenuto non è casuale, perché eccezion fatta per le chiese storiche, che posseggono calici, pissidi e ostensori di valore, con pietre preziose e oro, la stragrande maggioranza delle parrocchie possiede ‘vasi sacri’ di modesto o irrilevante valore: niente oro né gemme, insomma.

Per questo rimane sempre il dubbio che, sapendo perfettamente i ladri di non rubare merce ‘monetizzabile’ (non essendo oro non si pò fondere e non è facile vendere una pisside o un calice che nuovi costano appena qualche centinaia di euro), il furto sia dettato non dal valore del contenitore ma dal ‘significato’ del contenuto.