Il direttore generale dell’Asp di Ragusa, arch. Angelo Aliquò, non si sottrae alle critiche che vengono rivolte a proposito del Pronto Soccorso del Giovanni Paolo II di Ragusa.
I disagi ci sono. Non li nascondiamo e sono dovute a fatti oggettivi che non vive solo la sanità locale.
«Ragusa era e resterà sempre un’eccellenza, nei vari settori, quindi, anche in quello sanitario – precisa Aliquò – ma dobbiamo avere il tempo di invertire una impostazione determinata sia dal blocco delle assunzioni, solo da poco risolta, e dalla riduzione delle scuole di specializzazione che non forniscono più medici a sufficienza.
Ricordo, infatti, che abbiamo vissuto e viviamo la carenza di personale, in particolare nei pronto soccorso, nonostante i numerosi avvisi che questa Azienda ha pubblicato. Sempre andati deserti. Sebbene questa atavica sofferenza il personale medico e non medico ha sempre mantenuto alto il livello di assistenza. Aggiungo, ancora, che spesso il ricorso al pronto soccorso non sarebbe necessario, anzi, basterebbe rivolgersi ad altri servizi di assistenza di emergenza per trovare le risposte ai propri bisogni. I codici gialli, verde e rosso, non sono un’invenzione del nostro ospedale è un’applicazione che viene sancita dal sistema del triage e come tale va rispettata.
Quindi non penso che servano le barricate né manifestazioni dei cittadini ragusani. I Servizi di emergenza urgenza verranno sempre garantiti, anche con grandi sacrifici da parte del personale del Pronto Soccorso, rassicurare le persone è compito non solo mio e della direzione strategica ma anche di chi è impegnato nello svolgimento dell’azione pubblica per spiegare che non c’è nessuna volontà nel “ritardare” le dovute prestazioni.»
Infine, nel caso specifico oggetto della lettera aperta, la signora alle 16,03 era stata chiamata dal medico ma la stessa aveva deciso autonomamente di abbandonare il pronto soccorso del Giovanni Paolo II, segno che non si trattava di una situazione grave come i ben 6 codici rossi che nelle stesse ore sono stati trattati oltre a due pazienti critici che venivano osservati in PS perché nei reparti non si erano ancora liberati i posti.