Era stata la figlia Alessia, sui social, a denunciare quanto accaduto: l’odissea del padre, l’avvocato Carmelo Scarso, malato di cancro, morto in attesa di una visita nelle strutture sanitarie siciliane.
Dopo la lettera della figlia,la commissione d’inchiesta disposta dall’assessorato regionale alla Salute. Ora intervengono il Codacons e l’Associazione Italiana per i diritti del malato- Art.32-97, con un esposto-denuncia indirizzato alle Procure della Repubblica presso i Tribunali di Catania, Ragusa e Palermo per le ipotesi di reato dirifiuto di atti d’ufficio e omicidio colposo.
L’uomo, secondo il racconto della figlia, avrebbe girato a vuoto per tre mesi fra le varie strutture ospedaliere siciliane in attesa di referti e risposte che non sono arrivate. Tra vari ritardi ed anomalie segnalate, al Policlinico di Catania non avrebbero fatto in tempo ad effettuare una visita pneumologica; dall’Ismett di Palermo non sarebbe ancora pervenuta l’interpretazione della cartella clinica; mentre all’Asp di Ragusa, per tutto il periodo di ferie estive i telefoni sarebbero stati fuori uso, e senza neanche un solo oncologo di turno; mentre al Garibaldi di Catania ci sarebbe stato l’ulteriore ritardo dell’anatomia patologica nel consegnare il referto con la diagnosi di tumore.
“Nel 2019 non si può morire in attesa di una visita”, commenta l’Avv. Carmelo Sardella, Dirigente dell’Ufficio Legale Codacons Sicilia. “Questo episodio si aggiunge, purtroppo, ai tanti episodi di malasanità che negli ultimi tempi siamo costretti a vivere all’interno dei poli ospedalieri siciliani. Dopo le continue battaglie fatte dal Codacons e dal suo leader nazionale Francesco Tanasi sulle liste d’attesa chiediamo alla magistratura di fare piena luce sulla vicenda ed accertare se il ritardo da parte delle strutture ospedaliere interessate abbia avuto un ruolo determinante nella morte dell’avvocato Scarso”.