‘Incubo’ al ‘Maggiore’: in otto (anziano in barella incluso) restano in ascensore

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Una disavventura da incubo che – come si dice in questi casi – poteva finire molto male per i protagonisti che l’hanno vissuta. È quella che è capitata ad un gruppo di otto persone rimaste intrappolate domenica sera all’interno dell’ascensore di servizi numero 16 dell’Ospedale Maggiore di Modica: tra loro, un anziano paziente in barella accompagnato dai due figli e da un’infermiera, un’altra degente col marito, e un bambino coi suoi genitori. Tutti, dal Pronto soccorso, erano diretti verso il piano inferiore per effettuare degli esami. E si sono invece ritrovati bloccati lì dentro per oltre un’ora, con grave preoccupazione di tutti in particolare per coloro che stavano già molto male. “Avevamo portato mio padre in ospedale quel pomeriggio perché, dopo aver già avuto diverse ischemie e ictus negli ultimi mesi, da qualche giorno aveva la febbre molto alta”, racconta Giovanni Fortino, figlio dell’anziano paziente in barella, che a nome di tutti si sta ora occupando di intraprendere l’azione legale con una denuncia-querela che in questi giorni verrà presentata dall’avvocato Salvatore Poidomani: “Dopo ore – prosegue a raccontare -, ci hanno mandati a fare una radiografia al torace. Saliti sull’ascensore di servizio attivato dall’infermiera, però, siamo subito rimasti bloccati”. E lì, comincia l’incubo: “Abbiamo cominciato a far suonare l’allarme, ma nessuno arrivava. Tutti i nostri cellulari erano fuori uso. Per fortuna utilizzando quello di mio fratello che aveva un filo di rete l’infermiera ha avvisato i colleghi del Pronto Soccorso. Ci hanno detto che l’elettricista di turno sarebbe arrivato a breve, ma i minuti passavano e noi stavamo soffocando. Forzando le porte sono riuscito a far entrare almeno un po’ d’aria dai 50 centimetri di spazio che erano ancora rimasti aperti sulla porta, ma nel frattempo i nostri tentativi di continuare a chiamare aiuto non servivano a nulla. A quel punto abbiamo chiamato noi i Vigili del Fuoco, che arrivando hanno appurato che anche il dispositivo che avrebbe dovuto portare l’ascensore al piano in caso di guasto era fuori uso: non c’è stato per loro altro da fare che tirarci fuori da quell’intercapedine di 50 centimetri, imbracando persino mio padre sulla barella, nonostante avesse una flebo ancora attaccata al braccio, procurandogli diversi ematomi”. Non è finita: “Durante la notte, mentre eravamo ancora in sala d’osservazione, è arrivata da Catania l’auto con i manutentori dell’ascensore. Se avessimo dovuto aspettare loro, non saremmo di certo qui a raccontare l’accaduto”.
Secondo l’avvocato Salvatore Poidomani, che ha assunto l’incarico di sporgere denuncia a nome degli otto malcapitati dentro l’ascensore dell’Ospedale, le responsabilità dell’accaduto ci sono e sono gravi: “Parliamo sicuramente di responsabilità amministrative – spiega – legate prima allo stato di manutenzione degli ascensori di servizio che trasportano i pazienti visto che, fatto che appureremo nei dettagli, pare non sia la prima volta che si verificano dei guasti, e poi alla procedura di intervento che si attiva in questi casi. Ma potrebbero configurarsi anche responsabilità di natura penale, legate alle complicazioni fisiche riportate dal paziente in barella e allo stato di grave preoccupazione e ansia procurato agli altri soggetti, soprattutto quelli malati”.
Non si tratta invece di cercare le responsabilità ma piuttosto di cercare una soluzione, secondo il sindaco di Modica Ignazio Abbate, che naturalmente è stato avvisato dell’accaduto: “Stiamo parlando di un fatto molto grave, ancorché eccezionale, dal momento che oltre all’ascensore si è guastato anche il dispositivo che avrebbe dovuto condurlo al piano, mettendo in sicurezza coloro che lo occupavano. Ma è un fatto che rivela e porta all’attenzione di tutti quanto sia sbagliata la procedura d’emergenza prevista per questi eventi: l’azienda che si aggiudicata la manutenzione di tutti gli ascensori dell’Asp, infatti, è di Catania, fatto che rende inevitabile che trascorrano ore tra il presentarsi di un’emergenza e la possibilità che venga risolta. La nostra proposta è che l’Asp attivi un ufficio interno apposito a cui venga collegata la chiamata d’emergenza, in modo che ci si possa muovere più rapidamente”.

[Fonte La Sicilia]