Il suo cuore grande e forte non batte più. Ma batte ancora l’energico valore delle cose per cui lo ha donato, con la carica di tutta la sua stupefacente umanità, lungo il corso della vita.
C’è qualcosa di tanto doloroso, quanto – a suo modo – di significativo nella sfortunata circostanza che ha determinato la scomparsa di Piero Iemmolo, medico chirurgo dell’Ospedale Maggiore di Modica, dopo un mese di braccio di ferro con la morte: un braccio di ferro che sembrava ormai destinato a vederlo vittorioso, pur attraverso i rischi dei numerosi interventi chirurgici a cui è stato sottoposto dopo l’incidente subìto mentre era bordo della sua moto, ma in cui alla fine è rimasto sconfitto a causa di un’insidiosa setticemia che negli ultimi giorni lo ha indebolito fino a spegnerlo.
È passato, caso ha voluto, esattamente un mese dal quel tragico 29 giugno: Piero Iemmolo aveva scelto di prendere la moto per raggiungere il centro storico, anziché andare in macchina con la sua famiglia, per non rischiare di far tardi alla Messa per la festa del patrono San Pietro, di cui portava il nome.
È stato proprio qui, infatti, nella grande famiglia della comunità di San Pietro, che lui ha vissuto sin da adolescente, si è formato insieme al gruppo di giovani cresciuti sotto l’ala e alla luce della guida di Monsignor Matteo Gambuzza prima e di don Carmelo Lorefice poi, coltivando un’esistenza improntata ad una fede fattiva, ad un impegno sociale quotidiano, all’aiuto concreto degli altri.
Colonna irriducibile, istrionica, volitiva di quel gruppo di cui era così irriducibilmente orgoglioso – tanto da non allontanarsene mai per oltre quarant’anni -, sempre pronto celebrare col sorriso una vita densa di valori familiari, di dimensione comunitaria e di autentiche amicizie, entusiasta dei giovani che in questa comunità sono nel frattempo cresciuti anche con la ferma certezza della sua presenza e del suo incoraggiamento, Piero ha sempre accompagnato alla sua fede un’appassionata curiosità intellettuale: da lettore, da studioso, da colto cinefilo, da grande viaggiatore, sapeva fare anche di tutti i suoi interessi una preziosa occasione di condivisione con gli altri.
Per la parrocchia, per la Caritas cittadina, per la sua intima vocazione a far dono di sé in modo così spontaneo e letteralmente fuori dal comune, per la prospettiva con cui ha inteso affrontare la missione del suo stesso lavoro, non ha mai risparmiato energie, tempo e risorse anche economiche, come dimostra il fatto che appena pochi anni fa aveva deciso, insieme alla moglie Maria Grazia, di mettere a disposizione della Caritas un immobile in cui tante famiglie di migranti e richiedenti asilo hanno trovato accoglienza.
Ma chi lo conosce bene e da tempo, della sua generosità ricorda innumerevoli episodi, sin da quando a 18 anni comprò una motoape per fare la raccolta dei vestiti per i poveri e per i beni da mandare in Africa, dove più e più volte è poi andato a prestare servizio – in particolare a Lukanga, con Giovanni Piumatti, Gianni Losito e Concetta Petrilliggieri -, così come verso molti altri paesi del sud del mondo è partito per operare come medico.
Una professione che – pur senza ammetterlo – ha probabilmente scelto proprio condotto da questa tensione. E che ha saputo svolgere sempre, anche nella sua corsia ospedaliera, con una capacità di empatia così speciale da regalare un ricordo vivo e forte ad ognuno dei suoi pazienti.
Piero – che avrebbe compiuto 56 anni il mese prossimo – era un marito innamoratissimo, un padre affettuoso, un uomo capace di stare con semplicità dentro la gioia così come vicino alla sofferenza: per questo è stato ogni giorno il testimone – coinvolgente e trascinante grazie alla forza del suo solo esempio – della bellezza di una vita vissuta pienamente.
E se oggi lascia non solo una famiglia, ma un’intera comunità, un’intera città sgomenta per la sua scomparsa così improvvisa e disarmante, questa sua testimonianza è una di quelle destinate a restare, lasciando un segno profondo nelle vite di chi lo ha conosciuto.
Il rientro a Modica dal Policlinico di Catania, dove si trova in camera mortuaria, è atteso tra oggi e domani, in base a ciò che in queste ore disporrà il magistrato rispetto all’eventuale necessità di un’autopsia nell’ambito dell’indagine sull’incidente del 29 giugno.