La Camera penale degli Iblei contro Salvini per gli attacchi al Gip di Agrigento

528

Riceviamo e pubblichiamo la nota della Camera penale degli Iblei sugli attacchi del ministro Salvini alla magistratura:

“La Camera Penale degli Iblei ritiene sia profondamente e pericolosamente sbagliato definire semplicemente offensiva la reazione del ministro al provvedimento con cui il GIP di Agrigento ha dichiarato infondato l’arresto del comandante Rachete.

Parlare di semplice offesa non definisce compiutamente i contorni di una condotta che rischia di superare ogni pur grave precedente. Si tratta, invece, di un’inaccettabile minaccia, che rischia di  limitare e coartare libertà e indipendenza della funzione giurisdizionale, da sempre sgradita a chi pretende di essere più primus che inter pares. E’ vera e propria eversione.

Sia chiaro: la giurisdizione italiana, da qualche tempo a questa parte, ha fatto il possibile per screditarsi da sé e sta perdendo perfino la fiducia di quegli ultimi che ancora si ostinano a dichiararle credito, cieco quanto peloso.

E altrettanto chiaro sia, come certamente è, che anche il potere politico, da troppo tempo ormai, non brilla affatto.

Ebbene, seppur nel turbinio di un degrado sempre più ampio, nessun ministro era arrivato a definire “vergognosa” la decisione di un giudice; o a dire che essa costituisce “un pessimo segnale”. Mai si era invitato un giudice a cambiar mestiere, a candidarsi e farsi eleggere (“con la sinistra”) per cambiare le leggi che non gli piacciono e che, quindi, non tutela.

Lo Stato, rappresentato nella propria pretesa punitiva dal Pubblico Ministero, ha facoltà di impugnare ogni decisione, di discuterla ex novo avanti altro giudice. Questo deve fare, se lo ritiene giusto. Non svilire se stesso e le proprie funzioni a un odioso tentativo di battere un avversario che tale non è.

L’attacco spietato al Giudice che ha appena deliberato la “sentenza vergognosa, pessimo segnale” non è la semplice critica di chi la pensa in modo diverso. E non è neppure segno della volontà di innescare uno scontro tra poteri dello Stato. E’ la violenta forzatura del principe, che pretende di azzerare la libertà di emanare decisioni a lui sgradite. E’ una minaccia senza precedenti. E’ l’uso sgrammaticato di idee povere e violente.

Pericolose, perché si agitano nella mente di chi avrebbe persino il potere di metterle in pratica e fa credere che, appena possibile, lo farà.

La tenuta democratica della nostra Repubblica si fonda sulla reciproca e assoluta autonomia di poteri e funzioni, che devono convivere ignorandosi rispettosamente.

Tra esse, la funzione giudiziaria deve esprimersi liberamente e autonomamente, lontana dai condizionamenti che chiunque voglia imporle e con il solo limite dell’obbligo di motivazione quale garanzia dell’impiego della logica giuridica ad ispirare ogni provvedimento e della ricorribilità al giudice dell’impugnazione.

Tentare di coartare o, peggio, di minacciare il giudice significa far saltare l’intero sistema-Stato in nome di un desiderio di primato assoluto e solitario che nessuno, in una democrazia compiuta, deve poter raggiungere.

L’indipendenza del giudice è un valore assoluto, un’irrinunciabile garanzia cui la Camera Penale degli Iblei invita tutti a dedicare rispetto e massima attenzione”.