Suor Ivana Calvo, originaria di Donnalucata (Scicli), è stata riconfermata, per il prossimo triennio, quale superiora provinciale della Suore Carmelitane Missionarie di Santa Teresa di Gesù Bambino, congregazione fondata dall’ispicese beata Crocifissa Curcio e da padre Lorenzo van den Eerenbeemt.
Il consiglio è composto da suor Lucy Vella (Malta), che ha l’incarico di vicaria, e dalle suore: Monica Muccio (Sicilia), Maria Grazia D’Angelo (Sicilia) e Marianerina de Simone (Campania). Il Capitolo, che ha avuto come tema: “Fraternità per la missione… noi partiamo, tu non restare”, con la presenza delle delegate della provincia religiosa che abbraccia l’Italia, Malta e la Romania, si è tenuto presso il centro di spiritualità “Maria Madre del Carmelo” di Focene (Fiumicino). Obiettivo primario dell’evento capitolare è stato il ridisegno della Provincia, partendo da ciascuna comunità. «Ci siamo sentite interpellate – spiegano le suore – dagli ultimi avvenimenti e dalle parole di papa Francesco, che da tempo ormai esorta la vita consacrata ad essere segno, a divenire realmente evangelica. Non possiamo più far finta di niente! Il Vangelo e il mondo, nelle persone dei giovani, nostro fronte carismatico, ci interpellano ad una maggiore radicalità, ad una vera testimonianza, che sappia di misericordia e di vicinanza. Nei giorni di preparazione al capitolo, le sorelle hanno scelto di incontrare persone che hanno fatto del “ridisegno” il loro progetto di azione. Hanno incontrato l’esperienza di un altro istituto religioso femminile, che ha avviato il “ridisegno” di opere, strutture, mentalità e cuori.
Inoltre, hanno deciso di visitare i luoghi in cui si esplica fattivamente l’accoglienza delle diversità: Castel Volturno, centro di accoglienza Fernandes, li ha accolte e ha loro spiegato il valore della parola accoglienza e integrazione, cosa significa accogliere quotidianamente fratelli senza punti di riferimento, con grosse difficoltà di inserimento, donne vittime di tratta, giovani sfruttati dal caporalato. Tutto in un ambiente familiare e multiculturale, inserito in una città con una presenza di immigrati pari al 85% della popolazione. Le suore carmelitane s’interrogano su come inserirsi in questo tipo di esperienze, prima imparandone l’approccio e la gestione e poi immergendosi totalmente in risposta al loro carisma e al vangelo degli ultimi. «Quello dei migranti rappresenta uno dei temi imprescindibili della nostra contemporaneità e una delle frontiere verso cui orientare i nostri sforzi futuri», spiegano le suore. Le emergenze individuate riguardano prevalentemente tre macro-aree: le famiglie, i giovani, specialmente a rischio di devianza e i migranti (alcune aree si sovrappongono come nel caso delle famiglie di immigrati). Sui migranti, in particolare, l’azione parte da una consapevolezza: «Al fine di affrontare degnamente questa sfida sarà fondamentale vincere le nostre paure e uscire, farlo da subito e senza tentennamenti, conseguentemente aprire le nostre comunità all’accoglienza.
La volontà è quella di cercare di andare incontro ai bisogni primari dei migranti, con particolare attenzione ai piccoli e alle famiglie. Questo riguarderà le nostre scuole come le case famiglia, dove i nostri ambienti potranno diventare luoghi di aggregazione e integrazione. Per fare questo, occorrerà ideare un vero e proprio piano di azione volto all’interazione e all’integrazione. Nelle nostre scuole, sarà fondamentale inserire attività formative votate al contrasto degli atteggiamenti di razzismo». Le suore, infine, riflettono sull’importanza dei laici nel portare avanti le opere della Provincia, in un’ottica di lavoro sinergico.