Elettra. Da sempre eserciti un fascino straordinario su di me. Appartieni ad una stirpe maledetta, di uomini e donne che uccidono i loro consanguinei. Intransigente è il tuo senso di giustizia, di una giustizia che non sia più apparentata con la vendetta. Incondizionato l’amore per il padre, spietato il giudizio nei confronti della madre. Sei una sorella minore di Antigone. Più luminoso il sacrificio della tebana, tu invece non rinunci alla violenza. Ti hanno ritratta in tanti modi, al limite dell’ossessione farneticante o modello di casta fierezza. Nel mondo antico ti hanno messa in scena gli uomini: Eschilo, Euripide, Sofocle. Chissà se ti hanno capita fino in fondo…
Hugo von Hofmannstahl tratteggia la sua Elektra come un novello Amleto, lacerata fra il desiderio di vendicare il padre uccidendo la propria stessa madre Clitennestra, e l’incapacità di passare all’azione. L’autore rappresentava in questo modo il dubbio e l’abulia dell’uomo a lui contemporaneo, chiuso in un angusto recinto di dubbi e smanie, che di fatto non gli permettono di trasformare in atto gli stimoli vitali. Si tratta infatti di un testo profondamente suggestivo, che rilegge il rigore del classico greco in modo molto libero, autonomo, affine al sentire del decadentismo. I giovani allievi del Laboratorio teatrale del Liceo Classico Umberto I di Ragusa, diretti con metodo e passione dagli attori Luca Iacono e Fabio Guastella, riescono a introdurci in un mondo sotterraneo, ossessionante, claustrofobico, cogliendo il fascino del mito arcano e senza tempo della casa degli Atridi.
Lo spettacolo si terrà giorno 9 maggio, al Teatro Perracchio, a Ragusa alle 21.