“Mentre in questi giorni apprendiamo che il Comune di Modica molto presto renderà fruibile alla cittadinanza e ai turisti un rifugio antiaereo risalente alla Seconda guerra mondiale, a Ragusa, nel recente passato, i rifugi antiaerei che sono emersi in occasione di lavori stradali o di riqualificazioni di piazze, sono stati completamente murati oppure i loro accessi riempiti letteralmente di calcestruzzo, lasciando nell’oblio queste importanti testimonianze storiche”.
E’ quanto afferma il consigliere comunale di Ragusa Prossima, Gianni Iurato, che ha predisposto una interrogazione a risposta scritta, inviata al sindaco, sulla necessità storica di salvaguardare e recuperare alla pubblica fruizione alcuni rifugi antiaerei presenti in città ma anche altre strutture belliche risalenti alla Seconda guerra mondiale presenti sul territorio comunale. “E’ il caso – chiarisce Iurato – del rifugio antiaereo situato in piazza San Giorgio a Ragusa Ibla venuto alla luce esattamente 18 anni fa, tra l’altro a suo tempo oggetto di una mia interrogazione, il 29 marzo del 2001, nella quale già allora chiedevo il suo recupero e fruizione. E’ altresì il caso del rifugio antiaereo venuto alla luce in piazza San Giovanni a Ragusa superiore nel 2007; è, inoltre, emblematico il caso eclatante dell’enorme rifugio antiaereo che venne alla luce in piazza Poste nell’estate del 2011, in occasione dello smembramento della piazza per la costruzione del parcheggio interrato. Mi piace evidenziare come quest’ultimo sia di notevole interesse storico, in quanto collegava tre importantissimi edifici pubblici: l’ufficio postale, il municipio e la Prefettura. Una parte dello stesso è stato distrutto mentre la restante parte murata dalle pareti in calcestruzzo del parcheggio anche se, volendo, è facilmente recuperabile”.
Il consigliere Iurato, poi, spiega che, ancora oggi, si conservano in città, quasi in perfetto stato perché inglobati all’intero di edifici pubblici, tre interessanti rifugi antiaerei. “Il primo – spiega Iurato – è situato nei bassi del palazzo della Camera di Commercio di Ragusa, ancora oggi munito delle sue porte stagne oltre che d’impianto di areazione forzata. Un rifugio per dirigenti, probabilmente riservato ai funzionari del partito fascista in servizio nei numerosi uffici che si affacciavano nella piazza Impero (oggi Piazza Libertà), con annessa una grande stanza/rifugio non stagna. Il secondo rifugio antiaereo è situato nei sotterranei del Municipio di Ragusa. Il terzo, invece, si trova nei sotterranei del palazzo della Prefettura. Premesso che dagli atti storici in mio possesso emerge palesemente che a Ragusa vi erano circa 4 dozzine di rifugi antiaerei (rifugi aggrottati, trincee paraschegge, rifugi in galleria) la maggior parte costruiti a partire dal 1941 (la data è riportata nella cartografia progettuale) e premesso che i rifugi antiaerei menzionati sopra si prestano “facilmente” (sicuramente rispetto ad altri) ad interventi di recupero per poi renderli fruibili alla popolazione ed ai turisti, sarebbe opportuno intervenire. E’ opportuno tenere in debito conto che, di fatto, già tutte le opere risalenti alla Seconda guerra mondiale sono state tutelate nel Prg da un emendamento a firma del sottoscritto che ha introdotto nell’anno 2003 l’articolo aggiuntivo n.63 alle Norme tecniche di attuazione del Prg attraverso il quale è testualmente disposto “…. un piano di valorizzazione di questi beni storici, artistici e ambientali ed un censimento analitico dei manufatti….”. Ecco perché nell’interrogazione chiedo di conoscere se il sindaco è d’accordo affinché si attivi il recupero e la fruizione dei rifugi antiaerei sopra citati e magari si predisponga un “Piano di valorizzazione” di quest’ultimi in piena sinergia con le parti interessate, cioè Comune, Camera di Commercio e Prefettura. Mi metto sin da ora a disposizione per la realizzazione di questo ambizioso progetto storico/culturale a salvaguardia della nostra memoria”.
Iurato ha arricchito l’interrogazione con alcuni interessanti riferimenti storici. “Le prime disposizioni di legge sulla costruzione di rifugi antiaerei – è scritto – furono emanate a partire dal 1936, nelle quali si obbligavano i costruttori di nuovi edifici civili e pubblici a realizzare nei bassi degli edifici rifugi antiaerei…. funzionali alla protezione da mitragliamenti di aerei, ma sicuramente non idonei per proteggersi dalle bombe, in quanto se un palazzo veniva distrutto da un bombardamento aereo, le macerie crollavano direttamente sopra al rifugio che si trasformava in una trappola mortale. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale ogni Comune si dovette dotare di rifugi antiaerei pubblici, quasi tutti realizzati in gallerie sottostrada, o sotto ampie piazze (ma non solo in questi luoghi), dove la popolazione civile al suono di apposite sirene di allarme, o al suono incessante di campane anche poste nei campanili delle chiese, si doveva urgentemente recare per sfuggire al bombardamento di aerei nemici. I rifugi antiaerei erano gestiti da personale Unpa (Unione Nazionale Protezione Antiaerea), una specie di organizzazione di “Protezione Civile” nata tra il 1934/1936 inizialmente su base di servizio volontario che si occupava di gestire anche le vedette di guardia a vista ant’incursioni, rimozione di eventuali macerie e attività di soccorso dopo un bombardamento aereo nemico. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale il Governo fascista organizzò l’attività dell’Unpa in maniera “professionale” e più stabile, in stretta collaborazione con il Regio corpo dei vigili del fuoco”. Fu gente capace di grandi atti di eroismo e di umanità, spesso protagonista in interventi pericolosissimi tra le macerie dei palazzi distrutti dai bombardamenti alla ricerca di sopravvissuti. Quelle stesse macerie che seppellirono solo in Italia più di 100.000 civili. Questo è uno tra i tanti motivi perché questi luoghi di “sofferenza civile” non vadano persi, non vadano distrutti non vadano dimenticati ma recuperati alla Storia, alla memoria collettiva”.