“Le poesie di Segen rappresentano un vero e proprio testamento del viaggio dei migranti. Un invito anche per i turisti che vengono in Sicilia. A pochi chilometri, infatti, al cimitero di Modica c’è la tomba di Segen”. Il giornalista di ‘Vita’, Alessandro Puglia, ha introdotto così, ieri pomeriggio, l’inaugurazione della grande sala di villa Polara, a Tesfom Tesfalidet, il giovane migrante eritreo morto a Pozzallo un anno fa poche ore dopo lo sbarco, ucciso dalla fame e soprattutto dalle violenze subite in Libia. Alessandro Puglia aveva raccontato la storia di Tesfom, che veniva chiamato Segen, che nella sua lingua vuol dire struzzo. Un soprannome affettuoso per chi, come lui, ha il collo lungo come uno struzzo. Puglia aveva pubblicato le poesie che il giovane, sbarcato il 12 marzo dalla Open Arms, custodiva gelosamente nel suo portafogli. Un volto, quello di Segen che “rimane impresso negli occhi e nel cuore di tutti gli operatori, dei militari della Guardia Costiera, de medici della Ong. Arriva a Pozzallo non si regge in piedi. Il medico gli chiede come ti sei conciato così, e lui con un filo di voce dice: Libia. Riceve la visita di un amico sbarcato a Pozzallo, anche a lui ripete: mi sono ridotto così a causa della Libia. I migranti che sono arrivati in Sicilia lo dicono sempre cosa hanno vissuto in Libia. Segen rappresenta la sofferenza di tanti migranti. Queste due poesie sono state trovate nel suo portafogli. Ora sono custodite come una reliquia nell’hot spot di Pozzallo. Ci ricordano il grido di tanti migranti che si sono messi in mare e non ce l’hanno fatta: il suo grido non può restare inascoltato”. Maurilio Assenza ha spiegato la scelta di intitolare una sala proprio all’interno di villa Polara, in quanto luogo di “ospitalità e pensieri mediterranei”. Nel pomeriggio, sempre a Villa Polara, un bel momento di dialogo sul lavoro e i giovani, a partire da alcune esperienze significative. A moderare l’incontro, al quale hanno preso parte docenti e operatori del sociale, è stato lo stesso Alessandro Puglia. Cinque esperienze di ‘lavoro buono’. La prima è stata quella di Anna Azzaro. Nel luglio del 2006 un brutto incidente l’ha costretta a vivere in carrozzina. Ma quell’esperienza di dolore si è trasformata in una grande occasione di rinascita. Da anni gestisce un ristorante a Rosolini. “In un primo momento la mia vita sembrava finita – ha detto – poi ho capito che dovevo prendere in mano la mia storia personale e fare qualcosa di bello, di impegnarmi in prima persona per la mia città, invece solo di lamentarmi come fanno in tanti”. Elisa Gulino e Ilaria Lamacchia hanno portato l’esperienza della cooperativa sociale ‘Rinart’ (Rinascere artigiani). Una laurea a Milano in architettura, poi un lavoro ben remunerato ma oppressivo. “Quell’economia che stavamo vivendo – hanno spiegato – ci costringeva a essere macchine di profitto. Non c’era etica, non c’era possibilità di incontrare l’altro in maniera più profonda”. Da lì la scelta di lasciare tutto e di avviare la cooperativa che ha sede a Ragusa, in contrada Magnì. Oggi vi lavorano ragazzi provenienti dai corridoi umanitari, donne vittime di tratta, persone che devono scontare pene alternative. Lavorano il legno, facendo bellissime creazioni, utilizzando quasi prevalentemente legno riciclato. Ada Mazzonello ha parlato dell’impegno, a Noto, con Casa Tobia, per soggetti affetti da disabilità cognitive medio gravi. Non solo la Casa, ma anche la Porta d’Elia, “un emporio di artigianato sociale”. “Casa Tobia – ha detto – ha restituito loro il senso della comunità”. Salvo Celeste della cooperativa etica Oqdany, ha raccontato del lavoro con i turisti, a cui viene offerto un servizio di guide per la città che è uno dei centri più importanti del barocco del Val di Noto. “Il turista diventa ospite, da ospite diventa amico.
Il rapporto umano alla base di ogni rapporto economico”, ha detto Salvo. Infine Stefania Zaccaria, una delle responsabili dei progetti di Casa don Puglisi. Una casa nata dalla “voglia di ridare alle mamme e ai bambini relazioni significative”. Prima la Casa, poi il laboratorio dolciario e ancora la focacceria. “E anche tante altre realtà, come il cantiere educativo Crisci ranni. Dal 2010 ha ridato vita a un intero quartiere. È Punto di riferimento per centinaia di bambini e per le loro famiglie: si fanno i compiti, si gioca, si fa sport come occasione di confronto con relazioni significative. Ci sono anche processi comunitari cittadini, come il presepe della città”. Giovedì pomeriggio, all’Istituto San Benedetto, sempre a Modica, si era tenuto un incontro con l’economista Leonardo Becchetti sul tema: “Persone, mercati, benessere: la variabile invisibile della fiducia e l’elettrone dei beni relazionali”. Un dialogo con Alessandro Puglia e le domande dei tanti giornalisti, docenti e operatori del sociale presenti. Becchetti ha ripercorso i temi dell’economia civile, spiegando che la vita economica è fatta di relazione. Nelle relazioni, ovviamente, ci sono rischi, ma c’è un’arte nel saper creare e dare fiducia”. Si è parlato di generatività e di come “misuriamo cos’è il benessere”, che non si calcola solo sugli indici di salute, istruzione e reddito.”La risposta finale alla ricerca di senso – ha detto Becchetti – è la generatività. Se il giovane non ha un pallino, non ha una motivazione forte, non ha un desiderio non si muove per uscire dalla trappola del lavoro poco qualificato”. Per cambiare le cose non basta “l’azione illuminata di un singolo, ma c’è bisogno del mercato, dello stato, della società civile…”. In una parola: occorre un processo comune di cambiamento nell’acquisto responsabile, nel cambiamento degli stili di vita. E un ‘metodo’: “Lavorare con la gioia del seminatore: devi seminare il buon grano, lo devi fare crescere, lo devi accompagnare, sapendo anche che il risultato del raccolto non dipende da te. Non c’è rapporto uno a uno. Occorre lavorare con la serenità del seminatore, il nostro dovere è quello di seminare”. Mercoledì un altro incontro, questa volta all’auditorium ‘Pietro Floridia’. Alle 17 la presentazione della misura per i giovani “Resto al Sud”. Relazioneranno Franco Portelli, docente di scienze giuridiche, Maurizio Licata, commercialista ed esperto di finanza agevolata, e Salvo Scribano, co-founder di Formability. Modera i lavori Angelo Galanti, tutor del progetto Policoro della diocesi Noto. Alle l’incontro sul tema “Etica ed economia: le questioni, le vie per lasciare l’uomo un fine”. Sarà a cura di Banca Etica.