Addio ad Angela, la caminante di Noto

1547
Foto di Marcello Scrofani
“Riposa in pace, Angela, ‘un simbolo per la Città di Noto’” – ha detto il Vescovo, mons. Antonio Staglianò – al funerale della “caminante” netina, dai molti conosciuta, icona struggente del disagio e della povertà presenti nella città di Noto, che non è solo quella delle cartoline patinate e del Barocco Patrimonio dell’UNESCO.
Le Esequie sono state celebrate nella Chiesa di San Carlo, con la presenza del vicario foraneo don Ignazio Petriglieri, del vicario parrocchiale, don Alessandro Paolino e del diacono Fra’ Volantino, dei piccoli frati di Gesù e Maria. Presente anche il sindaco, Corrado Bonfanti e i volontari della Mensa S. Corrado, dove Angela mangiava quasi ogni giorno.
 Il Vescovo nella sua omelia, prendendo spunto dal Vangelo di Matteo, al capitolo 25, ha affermato che “amare e fare del bene, non vuol dire soltanto condividere il cibo e i vestiti, ma vuol dire anche perdonarsi. Dovremmo tutti dire: ‘Cara Angela, io forse avrei dovuto fare per te cose che non sono riuscito a fare o non ho voluto fare, e mi pento!’.
Abbiamo creato la Mensa dei poveri a Noto, perché i nostri poveri abbiano un pasto caldo e cura fraterna. I nostri fraticelli con fra’ Volantino e altri volontari si adoperano ogni giorno per dare da mangiare agli affamati, per dar da bere agli assetati e dar loro dei vestiti, ma noi possiamo fare ancora molto di più. Ebbene, chiediamo perdono per le cose che non abbiamo fatto nel passato. Adesso che Angela è morta, non possiamo far nulla, ma in quanto persona che è in cammino verso la Risurrezione, noi possiamo fare ancora tanto, per aiutarla a risorgere”.
 Il Vescovo ha poi dichiarato, rivolgendosi al Sindaco di Noto e alle autorità politiche: “Persone come Angela, interpellano la nostra vita, interpellano la coscienza sociale e politica di questa nostra Città. Noi possiamo ancora fare qualche cosa di nuovo, per togliere dalle strade i nostri fratelli che sono a mendicare – o per propria scelta o perché gli viene richiesto – non per farli sparire dalla nostra vista, ma per restituire loro dignità.
Io sono venuto qui perché Angela è stata una figura simbolo dei poveri di Noto, perché esprime Noto più di quanto la possano esprimere pittori, architetti e così via, perché lei, fa parte di noi e della nostra comunità umana; anzi per la sua vicenda e per la sua vita, credo sia opportuno farla diventare come un segno dell’esperienza netina. Perciò dico, lavoriamo insieme per rigenerare i nostri rapporti umani e per volerci bene di più, perché soltanto se ci vorremo bene, noi affronteremo meglio la nostra morte”.
[Fonte: sito della diocesi di Noto]