Ragusa, è ormai scontro aperto nel partito nel Partito democratico

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Mario D'Asta

Ecco la nota di Mario D’Asta, segretario provinciale del Pd:

“Al di là di gravissime illegittimità di portata straordinaria, su cui vi sono ricorsi pendenti (basti pensare che solo la provincia di Ragusa ha votato per i congressi di circolo e provinciale e solo Messina per la quota circoli, stante una circolare che chiaramente indicava di non indire i congressi di circolo), al di là di mancati pagamenti e mancate certificazioni del tesseramento, che certificano la illegittimità del processo democratico ed una percezione di evidente mancato rispetto delle regole, emerge uno scoramento dei tesserati che non vanno a votare. Ma la questione vera sul Pd di Ragusa rimane meramente politica. Le ultime, e non solo, costanti sconfitte non hanno insegnato nulla. Serviva mettere in campo una proposta che coniugasse la capacità di ri-costruire una comunità democratica con la necessità di dialogare con il mondo fuori dal Pd, una proposta che coniugasse la legittima necessità di rinnovamento con le necessarie  competenze, che coniugasse speranza e fiducia, che riconnettesse il Pd con la città. La proposta messa in campo, purtroppo, non risponde a nessuno di questi requisiti. Il calo drammatico degli iscritti rispetto alle precedenti consultazioni dimostra, tra l’altro, tutto ciò. Dai circa 2.000 di 4 anni fa, ai 1.300 di 2 anni fa, ai 300 di domenica scorsa. Responsabilità che di certo non possono essere addebitate solo al calo nazionale ma che hanno una forte connotazione locale. Anche perché il Pd di Ragusa non aveva un deputato quattro anni fa. E’ una emorragia di iscritti e di consensi che certifica un malessere profondo. Altro che trionfalismi mediatici che mal celano l’inadeguatezza di un percorso, l’inopportunità di una proposta. Una classe dirigente, quella di questo Pd, che tende all’autoconservazione e rimane incrostata a logiche vecchie. “Meno siamo meglio è” è un processo che conosco bene e che, alla fine, non paga innanzitutto per chi lo  propone. Sia per il motivo regolamentare che per una questione politica, quindi, non ho partecipato ai lavori di domenica scorsa. E insieme a me, tanti simpatizzanti, iscritti ed elettori. E lo dico con forte dispiacere”.

A sottolinearlo è Mario D’Asta, presidente provinciale del Pd e attuale consigliere comunale a Ragusa, che non ha gradito, e assieme a lui diversi altri esponenti del partito, le dinamiche concretizzatesi con riferimento al congresso cittadino dei democratici che, tra l’altro, è andato a riconfermare il segretario uscente. “E poi – aggiunge D’Asta – avere a che fare con una classe politica che ripropone, come segretario, sempre la stessa figura che negli ultimi tempi ha dimostrato di non essere all’altezza delle sfide che il partito gli ha chiesto di portare avanti, la dice lunga su come non ci sia alcuna volontà di concretizzare un cambio di rotta evidente, tangibile, un segnale chiaro di discontinuità che, invece, in questa fase, si rendeva più che necessario. Abbiamo, quindi, registrato una evidente discrasia tra quella che dovrebbe essere una proposta politica, in grado di guardare avanti, e la percezione che si ha della città. Al congresso, tra l’altro, non si può omettere che non abbiano partecipato autorevoli figure della nostra area politica, il che la dice lunga sul sentore che si ha di questa operazione. E tutto ciò al di là dell’esito dei ricorsi. Richiamare a certi toni trionfalistici, da parte della riconfermata segreteria, sembra fuori luogo. Una elezione per acclamazione senza tutto il partito”.

Mario D’Asta, uno dei due consiglieri comunali del Pd a Ragusa, il più votato, ex aequo, tra gli eletti, senza tutto il gruppo di riferimento e senza Agata Pisana, la terza donna più votata in città, non ha partecipato al congresso. E assieme con lui gli altri candidati, che hanno portato in dotazione circa 750 voti: nessuno era presente. “Queste assenze – continua D’Asta – il calo incredibile di iscritti, tutte queste sconfitte, fanno pensare ad una scena kafkiana, ad una vittoria, sì, ma la vittoria di Pirro. Avevo chiesto, anche in questo caso, nella fase precedente a quella attuale, di pensare ad un confronto che potesse condurre a un percorso unitario, di non pensare al partito delle tessere ma al partito delle idee. E non perché non fossimo in grado in grado di proporre 300-400 tessere. Ma a cosa sarebbe servito? A creare maggioranze, minoranze e di nuovo la solita storia. Nessuna risposta, un silenzio preoccupante ma eloquente”. “E tra l’altro – prosegue D’Asta – il mancato rispetto delle regole fa diventare poco credibili nei confronti della città che chiede, giustamente, l’adeguamento ai canoni della trasparenza, della legalità, delle buone prassi. Se questa cosa non avviene tra gli iscritti stessi, è chiaro che all’esterno si manda un messaggio devastante. In questo modo si dimostra di non essere aperti al cambiamento e di volere comunque difendere la propria posizione in seno al vertice del partito. Riteniamo, invece, che, in questa fase, era più che mai necessario potersi rivolgere a una figura che prima potesse ricostruire il partito a livello cittadino e poi avviare un’azione politica costante e capillare anche per compattare il fronte del centrosinistra. E, invece, nulla di tutto questo. Piuttosto, si rischia di compiere un grave errore che costerà sempre di più, in termini di consensi, al Partito Democratico”.

La replica del segretario cittadino, Peppe Calabrese: 

“Oggi come ieri siamo  sempre convinti che “un’altra politica è possibile” nella speranza di riuscire a far partire una nuova e positiva fase.
I congressi nei partiti da sempre costituiscono sede e luogo per  scambi di opinioni, anche contrapposte, sempre legate ad una idea di partito per  raggiungere le giuste sintesi di progetto attraverso il voto democratico.
Ripartiamo da un congresso, da una base solida e da un gruppo dirigente capace e motivato che ha continuato a praticare la politica del confronto, delle condivisioni, delle passioni sui grandi temi che infervorano questo PAESE. Ripartiamo più forti, più cresciuti con l’idea del Partito Democratico  che vogliamo e con la consapevolezza che possiamo crearlo, per noi e per i nostri figli.

Critiche postume sui social o sulla stampa non aiutano sicuramente il discorso politico già tanto in crisi. Quando poi queste critiche diventano diagnosi di gravi  “illegittimità ed illegalità” ci si chiede se il vero malato non sia lo stesso medico e se la cura non sia peggiore del male. 

E tanto per rimanere in ambito sanitario, visto che il partito è in terapia intensiva, speriamo che le nostre idee e i nostri valori sopravvivano agli attacchi populisti e  demagogici, interni ed esterni al partito,  di chi vuole assistere all’ultimo respiro dell’unica forza politica capace di rialzarsi e di riprendere a lottare per i diritti umani e per  il lavoro per tutti.
Se qualcuno pensa di avere subito un torto che utilizzi gli strumenti a propria disposizione. E’ nel suo pieno diritto. Ma speriamo che oltre agli annunci pubblichi poi anche gli esiti, della cui positività siamo certi.
Noi vogliamo cambiare direzione, vogliamo uscire fuori dagli attacchi personalistici, ed io in qualità di segretario non cadrò in questa trappola, la fase degli insulti è terminata, non ha avuto vincitori ma solo morti e feriti. Io non ci sto. Non ci sto ad assistere agli insulti nei confronti di una classe autorevole di dirigenti di questo partito a Ragusa.
Ripartiamo e ci apprestiamo ad affrontare le prossime sfide del Paese uniti, assumendoci la responsabilità di chi, nonostante la sconfitta alle ultime elezioni amministrative, oggi rappresenta ancora l’unica e lucida  forza politica della città. In Sicilia le percentuali del PD sono diminuite ovunque, come a Ragusa, che nonostante tutto mantiene i propri 5000 elettori alle amministrative, alle regionali ed anche alle politiche (laddove, invece, avrebbe dovuto  emergere la giovane e luminosa punta di diamante).
Cari amici e compagni, ai congressi si viene, si discute, si litiga, si lotta per le idee, si leggono le mozioni, si vota, si diventa gruppo. Infangare il giorno dopo, 304 iscritti votanti, è un vero oltraggio a tutto quello in cui crediamo. 
Concentriamo le nostre forze e raccogliamo le nostre energie per fare opposizione al governo di destra in città, ad un Sindaco risultato di accordi politici degni di una primissima Repubblica che ormai sembrava morta e sepolta. Questa è la politica che ci interessa fare, i ricorsi lasciamoli ai poveri burocrati di partito con l’illusione di condurre grandi lotte di legalità. La nostra lotta per la legalità la faremo sul campo, sulle strade, tra la gente come sempre. 
È tempo di scegliere. Prima le persone”.