Un crocifisso realizzato con pezzi di legno dei barconi sui quali i migranti cercano un futuro migliore per sé e per la propria famiglia. È stato donato al sindaco, Ignazio Abbate, al vicario foraneo, don Umberto Bonincontro, e a fra Enzo La Porta dei padri Cappuccini al termine dei vespri celebrati, ieri sera, nella chiesa del Santissimo Salvatore. Un momento di preghiera prima dell’inaugurazione del presepe della città della ‘Casa don Puglisi’. È stato il direttore della Caritas diocesana, Maurilio Assenza, a spiegare il senso di questo dono: “È lo stesso crocifisso che si trova nella Casa. È realizzato dalla comunità Papa Giovanni XXIII. I vescovi siciliani, in un messaggio di questi giorni, ci hanno ribadito che il presepe è un fatto bello, tutti i presepi sono belli. Ma ce n’è uno, in particolare quest’anno, che ci consegna la storia. I migranti, già deboli, diventeranno ancora più deboli per un decreto che non assicura alcuna sicurezza ed è in contrasto con la legge di Dio, che nel profondo della coscienza di ogni uomo chiede di soccorrere sempre la vita fragile”. Da qui il senso del dono proprio al sindaco, che rappresenta la città, al vicario foraneo, espressione della comunità ecclesiale, ai frati, custodi del messaggio di Francesco: “A Modica tutti i crocifissi, da qualunque parte vengano, siano sempre garantiti dalla bontà forte che è la nostra tradizione più bella”. Nella breve riflessione durante i vespri, fra Enzo ha parlato del dono e del ‘restituire’. “Spesso – ha detto – siamo abituati a prendere dalla città. Credo che dobbiamo imparare a restituire, mettendo in comune quello che abbiamo ricevuto, a vantaggio di tutti”.
È stata Enrica Ficili a illustrare il lavoro svolto in questi mesi con i duemila bambini delle scuole di Modica, per mettere su il presepe della città: duemila pezzetti di stoffa, portati dagli alunni, che si sono alternati all’Istituto ‘San Benedetto’, accanto al Monastero delle Suore benedettine, per vivere un’esperienza ricca di significati. Hanno partecipato in maniera attiva e creativa alla rappresentazione della fiaba che quest’anno fa da sfondo al presepe: ‘Gli gnomi e il calzolaio’ dei fratelli Grimm. Poi l’allestimento alla ‘Casa don Puglisi’, curato da Giulia Denaro e Salvatore Spadola. “È un invito a vegliare per cogliere il senso profondo del dono. Il dono vero – ha detto Enrica -, quello che lega indissolubilmente chi lo dà e chi lo riceve… permette di riprendere il cammino con quel di più che rimane al di là di ogni tempo e di ogni spazio. Ci auguriamo che il tempo del Natale sia tempo per scorgere quello che non si vede… ci auguriamo che questo messaggio non rimanga tra le mura di questa Casa e che riesca a raggiungere questa città che ha imparato, nel tempo, a voler bene a questa Casa un po’ particolare, e a conoscerla, perché la vede crescere ogni giorno”.
Il sindaco Abbate, presente con l’assessore Maria Monisteri Caschetto, ha ringraziato la ‘Casa don Puglisi’ per il suo lavoro, augurandosi che il messaggio che viene dato dal presepe “entri nelle case di ciascuno”. L’amministrazione comunale ha messo a disposizione gli scuolabus per portare i bambini all’Istituto ‘San Benedetto’.
“Non è facile organizzare – ha aggiunto il sindaco -, ma voi riuscite davvero a mettere insieme tutti i bambini della città per questa bella iniziativa”.
Don Umberto Bonicontro ha ripreso il messaggio dell’accoglienza: “Gesù come dono accolto e da donare agli altri. Non un dono da trattenere. In questo senso la Casa don Puglisi è un’icona: accoglie il dono e lo porta agli altri”.
Terminata la prima fase in chiesa, ci si è spostati nella vicina ‘Casa’ dove, a gruppetti, si è potuto ‘assaporare’ ogni piccolo dettaglio del presepe e del percorso di luce. Un avvicinarsi, per tappe, al senso profondo della fiaba, in cui s’intrecciano i temi del lavoro, dei migranti che lavorano per noi, della dignità ritrovata, del dono eccedente, del vegliare che fa scorgere bellezza. “Passi accompagnati dal silenzio che permette sguardi attenti, resi più chiari nel dialogo con chi ha preparato il presepe, tesi a scorgere il bene che ci è dato senza merito e che è da risvegliare nella città per celebrare la bellezza delle relazioni ospitali e vere”, si legge nel foglietto che accompagna nell’itinerario. Il racconto della fiaba, i doni… il punto di svolta: l’invisibile diventa visibile. E infine il messaggio alla città, che può essere colto solo se preparati dalle tappe precedenti, che aiutano a entrare in profondità. “In questo Natale ci auguriamo di riuscire a vedere l’altro, il diverso da me, e di accoglierlo. Ogni altra persona, ogni mondo altro, ogni cultura e fede altre”, spiegano Giulia e Salvatore, che accompagnano ogni visita.
Il presepe, insieme ai percorsi di luce, si potrà visitare dalle 17 alle 22 (a dicembre il 23, 25 26, 29 e 30 – a gennaio l’1, il 5 e il 6). Sarà visitabile anche dal 7 gennaio al 2 febbraio su prenotazione.