“Come superare i confini delle nostre comunità?”. Una ‘consegna’ ai circa duecento studenti di alcuni classi di terzo, quarto e quinto superiore del ‘Galilei-Campailla’ e ‘Verga’ di Modica e ‘Cataudella’ di Scicli. Uno spunto che ha innescato un’attenta riflessione maturata per gruppi e poi esposta a tutti i compagni.
Ha colto nel segno l’iniziativa, promossa da ‘Crisci ranni’ e ‘Fondazione di Comunità Val di Noto’, che si è tenuta alla Domus Sancti Petri di Modica.
Dopo i primi incontri di un’ora all’interno delle classi aderenti al percorso ‘Crisci ranni 2018/2019, si è tenuta la prima tappa di confronto con testimoni del nostro tempo che aiutano a scoprire come ‘I sogni colorano la notte’. A tenere il primo incontro è stato lo psicologo Davide Boniforti, esperto in processi di sviluppo di comunità. Tema di questo appuntamento è stato “La comunità, luogo di diversità”. Dopo un primo momento di giochi cooperativi, Boniforti ha introdotto il tema della giornata. “Le parole che usiamo sono importanti – ha detto agli studenti -. Ecco perché è meglio parlare di bordi, non di confini. Dobbiamo cambiare il nostro modo di parlare, dobbiamo stare attenti a pesare ciò che esprimiamo”. E ha aggiunto: “Voi avete delle tradizioni, non bisogna cancellare le identità. Bisogna cercare di capire se è possibile fare entrare qualcuno di diverso”.
E ha indicato uno stile per “superare questi confini”. È quello dei musicisti di un’orchestra: “Posso essere il musicista più bravo, ma se non ascolto l’altro la melodia non viene. Occorre ascoltare per abbassare o alzare il mio volume, solo così la melodia è buona”. Un invito a “collaborare, a cercare di arrivare tutti in una direzione. E il merito del traguardo ottenuto sarà di tutto il gruppo”. Lo stile dei veri leader è quello “partecipativo: sanno ascoltare gli altri e fanno sì che gli altri propongano idee. La dimensione non è quella del dirigere, ma di saper ascoltare. Ascoltare i racconti degli altri, avere curiosità per il racconto di qualcun altro”. Un ascolto che promuova “la produzione di nuove narrative”. E un altro importante ‘tassello’ nel cammino per una comunità che sia luogo di diversità e di crescita comune: “Per costruire comunità bisogna sognare”, ha detto Boniforti citando l’antropologo Appadurai.
“Oggi c’è bisogno di mettersi insieme, di costruire insieme il cambiamento. La metafora sulla diversità è uno stile che dobbiamo apprendere… è un movimento relazionale da condividere. C’è bisogno di spazi, momenti, occasioni, a volte anche silenzi. Abbiamo bisogno di un po’ di sogni, abbiamo bisogno di creatività”. Input colti dagli studenti, che si sono poi divisi in gruppi e hanno elaborato una loro risposta concreta alla domanda su come superare i confini delle comunità. Lo sport, ma anche la musica, come traino per un modo senza razzismo, senza violenza, senza sopraffazione. Un cammino che poggia sulla cultura. Così lo hanno visto i giovani che hanno concordato tutti su un aspetto: le barriere, i confini, nascono dalla chiusura mentale, dal mancato riconoscimento dell’altro e delle sue aspirazioni e della sua dignità.
Nel pomeriggio, Davide Boniforti ha incontrato un gruppo di educatori e volontari a Villa Polara.