«Un calzolaio, senza sua colpa, era diventato così povero che non gli restava altro se non un pezzo di cuoio per fabbricare un paio di scarpe. Le tagliò di sera per farle il giorno dopo; e siccome aveva la coscienza pulita, andò tranquillamente a letto, si raccomandò a Dio e si addormentò». Inizia così la fiaba ‘Gli gnomi e il calzolaio’ dei fratelli Grimm che quest’anno accompagna circa duemila bambini delle scuole dell’infanzia e della primaria di Modica in un percorso verso una ‘costruzione’ condivisa del Presepe della città, ormai divenuto una tradizione non solo per la ‘Casa don Puglisi’ che lo ospita, ma per tutta Modica. Quest’anno una novità. Le fasi preparatorie del presepe si tengono nella Scuola ‘San Benedetto’, accanto al Monastero delle Suore benedettine. Ampi spazi che sono stati messi a disposizione per incontrare un centinaio di bambini per ciascun turno. Viene presentata loro la fiaba grazie al lavoro di alcuni operatori di due associazioni: ‘Ci ridiamo su’ di Ragusa e ‘Officina Socialmeccanica’ di Catania. Una rappresentazione di 45 minuti grazie alla quale i bambini non restano spettatori, ma diventano protagonisti, ‘coautori’ della narrazione. E ciascun bambino dà il proprio contributo personale: un pezzetto di stoffa che servirà poi per allestire il presepe che sarà fruibile il mese prossimo (le date verranno comunicate a breve) alla ‘Casa don Puglisi’. L’iniziativa è curata da Giulia Denaro e Salvatore Spadola, con la collaborazione di Irene Cerruto e Giulia Calabrese. I primi incontro sono già iniziati. I bambini arrivano e il primo stupore è il panorama che si scorge dalla collina in cui è posto l’Istituto San Benedetto: «Che bello!», quasi in coro. Poi l’invito al silenzio: si sistemano in un ambiente che è stato preparato per loro con cura e inizia il racconto, reso in modo straordinariamente efficace tra luci, ombre, burattini, personaggi in campo, scene, voce che entra in dialogo con i bambini, loro partecipazione… alla fine la consegna è: custodiremo nel cuore quanto abbiamo vissuto e capito, i messaggi ascoltati con al centro l’invito ad essere sempre attenti. Attenti alla vita, resa buona da una laboriosità che si affida, dalle sorprese, dai giorni speciali come i giorni di Natale.
«Quest’anno il presepe della città ha al centro la vita della gente comune – spiega il direttore della Caritas, Maurilio Assenza –, in quella che deve essere normalità se vogliamo restare umani: i legami belli della famiglia e del lavoro, anche se spesso – come accade oggi per molte famiglie – non si riesce ad arrivare alla fine del mese, e però si resta onesti, ci si affida a Dio, si cerca di capire quello che accade. Come ogni anno il presepe proposto dalla Casa don Puglisi è allora ‘della città’, non solo perché sarà un manufatto comunitario e il culmine di un cammino educativo con i bambini delle scuole, ma perché vuole risvegliare il ‘meglio della città’: la vita semplice e responsabile che, a Natale, diventa ‘veglia’, ovvero, accendere una luce per saper cogliere i doni che riceviamo senza meriti e senza misura. Vogliamo accendere le luci del cuore e così risvegliare gratitudine per quanto di vero, nobile e buono ci è dato senza nostro merito: la vita, la fede, le relazioni! E gli immigrati… In un passaggio della fiaba si parla di gnomi che lavorano di notte: fa pensare ai tanti lavori che noi italiani non facciamo e fanno gli immigrati, fa pensare a come i conti dello Stato e della natalità quadrano meglio grazie al lavoro di tanti immigrati.
Come nella fiaba, la gratitudine diventa spontaneo e concreto impegno a rivestire di dignità chi ne è privato, perché nella vita di tutti ci sia gioia vera. Per questo – conclude Assenza – sarà doppia la sorpresa: nell’allestimento che come gli altri anni sarà frutto di tanta creatività e arte ma anche una novità che vedrà la visita articolata quest’anno in più ambienti e momenti, che apriranno orizzonti di luce e suggeriranno passi di bene nell’essere insieme città».