Si chiama Le cose che verranno la rassegna cinematografica iniziata il 7 novembre, che si terrà ogni mercoledì al Nuovo Cinema Aurora di Modica. La rassegna ha preso il via con Conversazione su Tiresia, registrazione dello spettacolo scritto e interpretato da Andrea Camilleri andato in scena al Teatro Greco di Siracusa lo scorso 11 giugno difronte a 4mila spettatori, in cui lo scrittore, con la leggerezza e l’autoironia che lo distingue, “dialoga” con Omero, Sofocle e Dante passando dalla mitologia classica alla filmografia più contemporanea.
Il 14 novembre sarà proiettato Charley Thompson, viaggio immerso negli sconfinati paesaggi della profonda America, dove l’amicizia con un vecchio cavallo da corsa darà a un ragazzino la speranza in un futuro migliore. Lo straordinario giovane attore protagonista, Charlie Plummer, ha vinto a Venezia il Premio Mastroianni come attore rivelazione.
Il 21 novembre sarà la volta di Still recording selezionato dal Condominio fotografico. Diretto da due giovani cineasti siriani, il documentario scava a fondo nella catastrofe che da anni lacera il loro paese, con l’urgenza di chi cerca di aggredire la realtà e di coglierla nel suo disfacimento materiale, di edifici,di corpi e, inevitabilmente, anche di senso.
A seguire, il 28 novembre, Klimt & Schiele. Eros e Psiche, un appuntamento all’interno della Stagione della Grande Arte al Cinema. Il film ripercorre un periodo magico per arte, letteratura e musica, in cui circolano nuove idee, si scoprono con Freud i moti della psiche e le donne cominciano a rivendicare la loro indipendenza. Il tutto attraverso le decorazioni ammalianti e avvolgenti di Klimt e le tormentate linee di Schiele.
Il 5 dicembre A quiet passion, film sul pensiero e la vita della poetessa Emily Dickinson dalla giovinezza di ragazza ribelle, alla maturità di una donna abitata da profondi tormenti interiori che ha trovato nella poesia rifugio e conforto. Non era impresa semplice cogliere un’esistenza come quella della Dickinson, autoreclusa per scelta e intessuta di oltre mille poesie, rilegate a mano in piccoli quaderni, composte senza quasi mai muoversi da un paesino con poche migliaia di anime. Eppure Terence Davies, cineasta inglese,riesce nell’intento, supportato da una fotografia elegante e raffinata che arriva a mettere in scena la scintilla invisibile della creazione.
Wajib. Invito al matrimonio è il titolo del film di AnnemarieJacir, prima regista donna palestinese a dirigere un lungometraggio, che verrà proiettato il 12 dicembre. Un road-movie profondo ed emozionante, che esplora la complessità del rapporto padre-figlio nel confronto tra libertà e dovere, modernità e tradizione. Sullo sfondo di una terra ferita e fragile come la Palestina.
Il 19 dicembre un altro titolo selezionato dal Condominio fotografico, Foxtrot. La danza del destino. Il regista, stavolta, è israeliano. Samuel Maoz gira un film coraggioso e intimista, che non ha paura di attaccare una società fondata sulla violenza, per rivelare, con uno stile surreale e originalissimo che gli è valso il Gran Premio della Giuria a Venezia, l’assurdità di ogni conflitto.
Dopo la pausa natalizia, si riprende il 2 gennaio con Lucky di John Carroll Lynch che racconta di un novantenne ateo, Lucky appunto, che ha sempre vissuto seguendo le proprie regole e infischiandosene del giudizio di coloro che vivono nella sua città ai margini del deserto. Dopo una caduta, l’uomo intraprende un ultimo viaggio, per affrontare la paura della fine e ritrovare ancora interesse e stupore nella vita.
Il 9 gennaio sarà la volta del film L’albero dei frutti selvatici del regista turco Nuri Bilge Ceylan. La sua attenzione per i dialoghi e per la sceneggiatura, la minuziosa costruzione dei personaggi e la capacità di restituire le molteplici sfaccettature dell’animo umano cogliendone sentimenti sottili e impercettibili, lo hanno portato ad essere considerato uno dei massimi registi contemporanei. Il film è ambientato in un piccolo villaggio dell’Anatolia, dove fa ritorno un giovane appena laureato che ha sempre desiderato diventare scrittore. La realtà del suo villaggio, immobile e immutata, lo segnerà a tal punto da fare, forse,deragliare i suoi sogni.
Con questo film si chiude la prima parte della rassegna che cerca di dare spazio al cinema invisibile, a quel cinema di indiscutibile qualità che fatica ad emergere tra i titoli onnipresenti nelle sale cinematografiche.