«Spero che il beato don Pino Puglisi possa presto diventare santo»: lo ha detto il vescovo di Ragusa, monsignor Carmelo Cuttitta, figlio spirituale del sacerdote di Brancaccio ucciso dalla mafia, ospite della trasmissione ‘‘Bel tempo si spera’’ su Tv 2000.
Il sacrificio di don Pino Puglisi entra nella dimensione del martirio. È stato coerente con il Vangelo e la sua vita di sacerdote. L’essere beato, e spero presto possa diventare santo, è una sorta di coronamento del suo vissuto. La sua è una santità non da élite, ma è una santità del quotidiano».
Domani, domenica 21 ottobre, la Chiesa ricorda la memoria liturgica del beato don Pino Puglisi. Alla vigilia, monsignor Cuttitta ha ripercorso alcuni passaggi che aiutano a capire meglio la figura di questo sacerdote e alcuni episodi legati alla vita e alla morte di don Pino. «Mi capita anche oggi – ha aggiunto monsignor Cuttitta – di chiedere aiuto a don Pino. Perché è un legame che è cresciuto nel tempo. Ho avuto la possibilità di stare accanto a un santo. Quando ho qualche difficoltà seria mi ricordo sempre di lui».
Monsignor Cuttitta conobbe don Pino Puglisi a Godrano e sin da bambino rimase affascinato da quello che ha sempre definito «un padre, un fratello e un amico fedele». Fu in quegli anni che l’attuale vescovo di Ragusa maturò la sua vocazione sacerdotale, sostenuto dal suo parroco di allora. «Non sono l’unica vocazione – ha sottolineato il vescovo di Ragusa a Tv2000 – curata da don Pino Puglisi. C’è stata una fioritura in un periodo particolare del suo impegno per i giovani nel quale ci si è ritrovati con tante persone che hanno fatto scelte di vita consapevoli e ardimentose. Don Pino ha avuto sempre l’opportunità di stare con i giovani».
Il giorno dell’uccisione di don Pino, è rimasto scolpito nel ricordo di monsignor Cuttitta: «Quel 15 settembre 1993 – ha ricordato davanti alle telecamere di Tv2000 – mi trovavo nel nord Italia per festeggiare un amico che si era consacrato all’interno della comunità di don Divo Barsotti. La sera, dopo aver fatto ritorno a Palermo, ero con il cardinale Pappalardo e iniziarono ad arrivare le prime telefonate nella portineria dell’arcivescovado. Non siamo riusciti a comprendere cosa fosse accaduto, le notizie si rincorrevano senza chiarezza e ci siamo precipitati in macchina per capire. Siamo andati all’ospedale Buccheri-La Ferla, che è vicino alla casa di don Pino e insieme al cardinale Pappalardo ho trovato il suo corpo esanime. Siamo rimasti di stucco nel pensare che un sacerdote mite e attento alle persone come lui fosse stato ucciso. La Palermo di quei tempi era la città che aveva visto l’uccisione di Falcone e Borsellino. Don Pino Puglisi – ha proseguito mons. Cuttitta ospite di Tv2000 – aveva già capito che gli poteva succedere qualcosa di brutto, però se lui a Brancaccio si fosse ritirato o avesse ridotto in qualche modo la sua azione pastorale lui non sarebbe stato don Pino Puglisi. Lui è andato fino in fondo. Sapeva perfettamente che sarebbe arrivato il suo momento».
Poi un ricordo molto personale: «Don Pino – ha concluso monsignor Cuttitta – mi aveva regalato una stola per l’ordinazione sacerdotale che io utilizzavo regolarmente. Mi è sembrato molto bello poter mettere qualcosa di me, qualcosa che lui mi aveva donato all’interno della cassa funebre».