L’estate é la stagione in cui si mettono in pausa i problemi e le preoccupazioni, ma, non é così per tutti, perché la paura non va in vacanza. Questa premessa é necessaria alla luce di quanto emerso dal racconto dell’Avvocato Roberta Galfo punto di riferimento con il suo studio da parecchi anni, per quelle donne che subiscono violenze da parte del marito o del compagno e che, con sofferenza, decidono di denunciare.
E a proposito di denunce, quello che ha spinto l’Avv. Galfo a rendere nota pubblicamente questa drammatica e purtroppo non nuova situazione, é stato, come ci racconta, l’aumento dei casi di violenza.
“É stata un’estate infuocata in cui la violenza che magari in alcuni casi si era manifestata sotto traccia è emersa in tutta la sua brutalità. Sono moltissimi anni che ormai mi occupo di questi casi e devo dire che oggi, per fortuna, si denuncia di più!”.
Cos’è cambiato rispetto al passato?
“Rispetto al passato sono cambiate le modalità, le ostilità. Oggi i contrasti sorgono per una nuova indipendenza delle mogli, e sorgono nella gestione dei figli tra coppie di genitori non coniugi, ciò a dimostrazione di come sia cambiata la società in questi anni. La convivenza cambia nome, ma le dinamiche conflittuali di coppia rimangono. Ed é per questo che ho pensato che un modo per aiutare queste donne fosse parlare di loro, raccontare, anche nell’anonimato le loro storie, in modo da fare sapere che non sono sole e che devono avere il coraggio di chiedere aiuto, di rivolgersi agli organismi e alle professionalità che possono sostenerle e aiutarle a difendersi da questo fenomeno, senza vergognarsi di niente”.
Ma chi sono queste donne vittime di violenza?
“Sono quasi sempre donne giovani, che non hanno studiato e pertanto non hanno progetti di vita ambiziosi svolgono lavori precari e saltuari,” a chiamata”. Sono madri di figli minorenni, totalmente succubi dei propri uomini tanto da giustificare le loro violenze prima psicologiche e poi fisiche, anche davanti ai figli”.
Eppure ad un certo punto in queste donne protettrici dei loro carnefici cambia qualcosa: che cosa scatta?
“La denuncia avviene dopo la decisione di separarsi dal marito o dal compagno, perché mentre si vive sotto lo stesso tetto, esse hanno paura e purtroppo devo dire che questo loro “sentire la paura “ è fondato! Perché l’incontro con l’atto violento non avviene per appuntamento, ma avviene all’ improvviso per rabbia soffocata, per ira incontrollata, per esternazione di un malessere, e poi si ripete e si ripete ancora. Ed ecco che é proprio quella paura, la stessa che fino a qualche tempo prima non aveva voce che fa invocare aiuto”.
L’avv. Roberta Galfo racconta di uomini collerici, spesso ubriachi, che si infuriano all’idea di essere lasciati, che percuotono, mettono le mani al collo, minacciano di maltrattamenti, di danni ingiusti e, nota drammatica per ogni mamma, minacciano di sottrarre loro i figli, quale maggiore dolore e paura per una madre? Eppure queste donne, così provate, oggi hanno uno scatto di orgoglio e sembrano determinate a riprendere in mano la propria vita, magari cambiando città e sperando cosi in un futuro migliore per loro e per i figli che non dimentichiamo sono vittime di questa violenza per essere spettatori increduli.
Il suo essere donna quanto aiuta nella difesa di queste donne che certamente hanno bisogno di fidarsi di qualcuno per raccontare la loro storia personale?
“Certamente per loro é più facile affidarsi ad un’altra donna ma soprattutto é più facile raccontare anche particolari intimi intrisi di violenze; nel mio studio collaborano solo donne e tutte prestano la massima attenzione a queste dinamiche familiari anche con competenze specifiche differenziate. Diciamo che é tanto naturale questa intesa tra donne questo filo che unisce “vite diverse ma uguali per genere” quanto innaturale può essere la scelta di una donna collega che si sente di difendere un uomo violento, ebbene secondo me questa difesa non può far sentire bene, ma questo ovviamente é un mio pensiero”.
A proposito di difesa, un’altra informazione utile che possiamo dare per aiutare queste donne é quella di far sapere loro che esistono degli strumenti per aiutarle…
“Esiste il gratuito patrocinio, per cui le donne che non hanno reddito o ne hanno sotto un certo margine, hanno diritto alla difesa a spese dello Stato. Questa é un’ulteriore informazione che sono lieta di condivide. Queste donne infatti almeno non devono preoccuparsi di dover pagare il loro avvocato e già questo é un’ulteriore spinta a denunciare. Inoltre mi preme sottolineare che le forze dell’ordine ci aiutano molto. Nel nostro territorio ci sono sia uomini che donne attenti a questo fenomeno, oltre al fatto che, in particolare, ci sono delle donne specializzate nel raccogliere la denuncia di queste vittime e ciò ovviamente contribuisce a rendere la loro deposizione meno dolorosa e imbarazzante. E invito anche la stampa a collaborare con tutti noi per dare voce alla loro paura e a far sentire queste donne meno sole perché la violenza su una donna è come uno sparo tirato alle spalle!”.
Ed é quello che abbiamo provato a fare raccogliendo l’appello dell’avvocato Roberta Galfo che pur senza dare numeri nè raccontare casi particolari ci ha comunque permesso di parlare di un fenomeno che purtroppo esiste sempre e di cui spesso si tratta solo durante l’8 marzo o nella giornata contro la violenza sulle donne. Purtroppo non esiste un tempo giusto per parlare di violenza, ne un tempo giusto per denunciare, è però importante parlarne e dare una “voce alla paura” sapendo che l’amore, quello vero non é violento, non ferisce e soprattutto non uccide.