La Polizia di Stato – Squadra Mobile – ha eseguito la misura cautelare del divieto di avvicinamento a carico di un ragusano di 45 anni indagato per i reati di atti persecutori, percosse, ingiurie e minacce, ai danni di una giovane ventenne.
La ragazza frequentava un giovane poco più grande di lei con il quale si era fidanzata, ma poi il rapporto si era deteriorato e si sono lasciati. Tra i due, nell’ultimo periodo di fidanzamento, si è ‘insinuato’ un uomo molto più grande di lei che avrebbe potuto farle da padre ed invece ha approfittato della situazione iniziando una breve relazione affettiva. Il fare violento subito manifestatosi ha fatto determinare la ragazza ad allontanarlo ma lui non voleva sentirne ragioni e la costringeva con minacce ripetute ed in alcuni case percosse e lesioni a rimanere accanto a lui.
In una occasione a Marina di Ragusa, l’ex fidanzato di lei era stato anche minacciato di non avvicinarsi più alla giovane e per questo il giovane lo aveva denunciato, riferendo del pericolo che correva la sua ex ragazza.
L’uomo, nonostante la sua età ed il grado di maturità che in teoria avrebbe dovuto avere, non ha desistito dal continuare a perseguitare la ragazza, mettendo in atto il solito copione degli stalker: minacce, lesioni, percosse, richieste di incontri con banali scuse e numerosissimi messaggi a mezzo whatsapp.
La ragazza chiedeva ripetutamente di poter avere solo un rapporto di amicizia collegato alla comune passione per gli sport acquatici ma lui niente, lei doveva stare con lui.
In più di un’occasione, anche se la vittima non rispondeva immediatamente al telefono, riceveva minacce di morte o ancora di dimostrazione tipica del “tu non sai chi sono io e cosa posso fare”. L’uomo, accecato dalla gelosia e dal sentire la ragazza come fosse una “sua cosa”, minacciava di morte anche i genitori di lei.
In una prima fase la vittima mentiva anche alla sezione specializzata della Squadra Mobile che tratta quotidianamente reati contro la persona ed in particolare gli atti persecutori, il c.d. stalking. Nonostante fosse evidente che la giovane vittima stesse “coprendo” l’autore dei reati ai suoi danni, a nulla sono valsi gli aiuti offerti dagli investigatori della Polizia di Stato.
Dopo qualche settimana, proprio la ragazza che inizialmente aveva mentito per paura, si determinava a denunciare il suo aggressore. Lui l’aveva convinta ad avere un ulteriore incontro a Marina di Ragusa per la restituzione di attrezzatura sportiva ma aveva nuovamente picchiato la donna, tirandole i capelli e scaraventandola a terra.
La ragazza quindi veniva invitata nuovamente a recarsi presso gli uffici della Squadra Mobile dove raccontava tutto quello che aveva subito sin dall’inizio della relazione interpersonale ed in particolare nel mese di luglio.
Dopo la denuncia e l’escussione di alcuni testimoni, la Squadra Mobile ha fornito le fonti di prova, raccolte durante le indagini, alla Procura della Repubblica di Ragusa che ha richiesto d’urgenza la misura cautelare del divieto di avvicinamento, ottenendola dal Giudice per le Indagini Preliminari.
L’indagato è stato subito convocato negli uffici della Polizia di Stato, dove gli è stata notificata la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla vittima ed ai luoghi da questa frequentati.