Si respirava un bel clima, lunedì sera, a Villa Polara per la “messa per la città” con cui si è riaperto un sito caro a tanti modicani da quando la Signora Amalia Polara, nel 1984, l’ha donata alle Monache Benedettine ed è allora diventata luogo di incontri di formazione e spiritualità o di esperienza di solidarietà come le vacanze con gli anziani soli, iniziativa pioneristica nell’attenzione all’anziano e al diritto anche per chi era rimasto solo ad una sosta rinfrancante come tutti. La “rinascita” di Villa Polara prevede tre tappe.
Nella prima tappa, in questi nove mesi, si è potuto completare il restauro della Villa come luogo per incontri di spiritualità e di formazione e come casa per ferie per il visitatore che vuole incontrare la bellezza di questo territorio a trecentosessanta gradi: bellezza paesaggistica e artistica ma anche della sua gente e delle opere segno della solidarietà. Da questo momento ci si potrà rivolgere a Floriana Padua ([email protected]), responsabile dell’ospitalità. Ci sono 22 posti letto e l’uso della cucina o possibili catering della focacceria e del laboratorio don Puglisi. Ci saranno prezzi accessibili e il ricavato andrà anzitutto ai prossimi lavori e poi anche a segni di solidarietà. Si offriranno itinerari religiosi e solidali, la con possibilità di fare esperienza nella realtà di condivisione partner del progetto. Quanto alla seconda tappa, nell’arco di qualche mese si realizzeranno anche gli ambienti per gruppi, nei locali che collegano la Villa alla masseria e si porterà a compimento la cappella, per la quale c’è già l’icona di San Benedetto e San Francesco “scritta” dalle Clarisse di Paganica all’Aquila nel contesto del gemellaggio avviato nove anni fa dopo il drammatico terremoto. La terza tappa sarà il completamento della masseria, per poter ospitare gruppi più consistenti, soprattutto parrocchie e scuole: per questo però occorrono ulteriori fondi da ricercare oltre ad utilizzare il reddito che la Villa potrà favorire. Lunedì sera, il vicario generale don Angelo Giurdanella, nell’omelia, ha ricordato come Dio vuole far rinascere ogni cosa, dai luoghi – come accaduto per Villa Polara in soli nove mesi – alle persone, come raccontava il vangelo del giorno con un miracolo che, come tanti altri miracoli di Gesù, era anzitutto un contatto con la persona sofferente. Nella sofferenza, che spesso diventa un collettivo esilio, Dio continua ad operare – ha ancora sottolineato don Angelo con un chiaro riferimento ai nostri tempi – e nel bisogno impariamo ad invocare e a ritrovare l’essenziale nel sogno di Dio che è quello di farci una sola famiglia. Sogno di Dio che impegna a tutti accogliere, come richiama lo spirito benedettino (ed evangelico anzitutto) che chiede di accogliere il visitatore come lo straniero come visita di Dio e quindi a coltivare atteggiamenti di rispetto e di onore per l’altro. Nella preghiera di intercessione durante l’adorazione eucaristica che ha prolungato la Messa la ‘radice’ è stata ricordata dall’invocazione delle Monache Benedettine perché impariamo a “nulla anteporre a Cristo”, primato di Dio che genera fraternità e nell’ora et labora offre un parametro di civiltà e un dono di senso per i giovani. Nelle preghiere di Crisci ranni, dell’Arca, della Casa don Puglisi risuonava l’invocazione e l’impegno a far rinascere le periferie, all’attenzione ai più piccoli, alla misura del dono. E in quella della comunità missionaria l’apertura al mondo, imparando dall’Africa il cuore grande che non lascia fuori nessuno, né il vicino né il lontano.
Dopo la messa la superiora delle Benedettine, Madre Maria Veronica, ha ricordato come tutto ha avuto inizio alla fine di un ritiro della Caritas quando, preoccupata per una Villa Polara che andava degradandosi non avendo più le Monache la possibilità di gestirla, è stato chiesto aiuto alla Caritas che è intervenuta attraverso il suo strumento operativo (la Fondazione San Corrado) e una rete di partner (Casa e Cooperativa don Puglisi, Crisci ranni, Cooperativa L’Arca), con il supporto della Fondazione di comunità Val di Noto (che opera sostenuta dalla Fondazione CON IL SUD) e di Caritas Italiana. Un sostegno corale! E quindi – ha ricordato Marco Giurdanella, presidente della Fondazione San Corrado – “un bellissimo lavoro di squadra tra tecnici e maestranze e a generose disponibilità volontarie che hanno dato, nelle ultime settimane dedicate alle pulizie, il tono di una famiglia in cui, al di là di ruoli o di compiti lavorativi, ci si è preoccupati di rendere la Villa accogliente”. Il sindaco Ignazio Abbate, presente insieme all’assessore Rosario Viola, si è congratulato per questo tassello di bene che viene ridonato alla città di Modica, che sempre più deve pensarsi dentro un orizzonte di valori. Quindi si è passati ad ammirare la bellezza sobria e ricca di calore della Villa, che diventa casa per ferie, mentre presto si ripristineranno luoghi per gruppi e la cappella, dentro un progetto denominato “Ospitalità e pensieri mediterranei” perché visitatori e partecipanti a momenti di spiritualità e formazione “potranno guardare, dal balcone della Villa e soprattutto dal balcone del cuore, questo Mare nostrum come lo guardava Giorgio La Pira: come un mare di pace, di incontro tra civiltà e popoli. “E per i giorni che stiamo vivendo – ha aggiunto il direttore della Caritas Maurilio Assenza – con tanti, troppi, immigrati morti in mare perché si sono bloccati i soccorsi e si è propagandata l’idea (non corretta e non documentata) di un pericolo mentre sono una ricchezza (senza immigrati sono in vero pericolo tasso di natalità e possibilità delle pensioni), il pensiero va a tanti fratelli e sorelle che fuggono da povertà, persecuzioni e guerre: con loro e per loro si rinnova l’impegno perché si possa restare umani nel primato effettivo di Dio, che come ha testimoniato da San Benedetto ma anche dalla fede dei popoli del Sud del mondo, permette una civiltà ricca di umanità”.