Trent’anni. L’accusa chiede la conferma della pena inflitta in primo grado dal Giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Ragusa, Andrea Reale. Per il sostituto procuratore della Repubblica di Ragusa, Marco Rota, è stata Veronica Panarello a uccidere il figlio Lorys, otto anni, gettando poi il corpo nelle campagne a ridosso di Santa Croce Camerina, il 29 novembre 2014. Veronica Panarello è tornata ieri mattina in aula, a Catania, per il processo davanti alla Corte d’Assise d’Appello (presidente Rosario Cuteri, a latere Stefania Scarlata). L’udienza di ieri è stata dedicata alla conclusione della requisitoria del pubblico ministero che, come detto, ha chiesto la condanna a trent’anni per omicidio e occultamento di cadavere.
L’intervento di Rota, che ha seguito il caso sin dal primo momento, insieme all’allora Procuratore capo Carmelo Petralia, oggi alla Procura etnea, fa seguito a quello del sostituto procuratore generale Maria Aschettino. Dopo la della requisitoria del Pm Rota le arringhe dei difensori delle parti civili (Daniele Scrofani per Davide Stival, per il figlio minore e per la nonna paterna Pinuccia Aprile) e Francesco Biazzo (per Andrea Stival, nonno paterno della vittima).
Il successivo passaggio processuale sarà l’arringa del difensore di Veronica, l’avvocato Franco Villardita. Fissata per il prossimo dieci maggio la prossima udienza. Il legale della mamma di Lorys tornerà a chiedere di riaprire il dibattimento, con la reiterazione della richiesta già fatta in apertura del processo d’appello. Villardita vuole che Veronica sia sottoposta a nuova perizia psichiatrica, accertamento che era stato negato dai giudici. È pensabile che, considerate eventuali repliche, la sentenza di secondo grado possa arrivare già prima entro l’estate.