Il viaggio ricomincia! Era il 2013 quando Giorgio Giurdanella, avvocato e insegnante vittoriese, ci trascinava nelle avventure del suo romanzo d’esordio “Il viaggio – L’incanto della piccola principessa”, che prendeva le mosse dall’incontro con una splendida fanciulla, durante un viaggio in Irlanda. Sono stati 5 anni in cui l’attenzione per questa affascinante storia si è mantenuta alta e costante, facendogli fare incetta di premi. E adesso ecco l’atteso seguito. “Il viaggio – Il dono di Kara”, degna conclusione di quel percorso fisico e spirituale. Ci siamo spostati a Lione, e tra le pagine di questo nuovo libro, presentato sabato scorso alla sala Mazzone di Vittoria alla presenza di un numeroso e attento pubblico, Giurdanella trova le risposte che aveva sempre cercato, ricominciando esattamente da dove si era fermato. Cosa succede in questa nuovo capitolo? Ce lo racconta proprio lui.
“Con un’unica parola potrei rispondere: l’inimmaginabile. Ancora una volta per me la vita è stata una grande sorpresa. La verità è una sola: non si ha nessun controllo sul nostro destino e sul fluire giornaliero della propria esistenza. Tutto dipende – dice – solo dall’atteggiamento con cui riusciamo ad affrontarla. A volte cammineremo a testa alta con sicurezza, con orgoglio e con una corazza pronta a proteggerci dalle ferite, ma non sempre saremo pronti a comprendere ciò che ci accade intorno. Ecco perché bisognerebbe riuscire ad affrontare la vita come le spighe del campo che si adattano alle folate di vento: flessibili, leggere e pazienti. Tutto questo è esattamente quello che mi è successo in questo nuovo viaggio. Uno stato d’animo confuso, incerto ed incomprensibile per molti aspetti anche a me stesso. Allora ti rendi conto che tutto in questo mondo ha il suo ritmo, la sua linfa, il suo meraviglioso significato. Bisogna, però, saper ascoltare, aspettare e guardare il nuovo giorno che sta per iniziare con mente aperta, cuore sveglio e con tutta la forza, il coraggio e la determinazione di cui si è capaci, per riuscire a “sopravvivere” dignitosamente.
Perché l’esigenza di tornare a scrivere?
Più che un’esigenza è stata una necessità. Scrivere per me significa regalare ai miei lettori e a me stesso l’opportunità di dare corpo a parole, gesti, silenzi, battiti ed emozioni vissute. Significa poter condividere un dolore, un sentimento, un frammento importante della mia esistenza che altrimenti sarebbe rimasto celato in fondo al mio cuore. Da una parte, quindi, il bisogno di raccontare e, dall’altra, la voglia di ascoltare tutti coloro che, dopo aver letto la mia storia, vorranno esprimere il loro personale pensiero, che sarà unico e diverso in base al loro vissuto. Un altro non trascurabile motivo è stato che la prima storia autobiografica da me narrata, “Il viaggio – L’incanto della piccola principessa”, nonostante si possa pensare diversamente, non si esaurisce con il primo romanzo. Risvolti inaspettati ed imprevedibili mi hanno permesso di poter raccontare le intense ed intrecciate vicende di questa particolare storia d’amore. La vera conclusione si avrà con la seconda opera.
Due viaggi e due libri dopo, com’è cambiato Giorgio?
Tantissimo, niente è più come prima. La vita ti ferisce, ti sfida, ti cambia per sempre. Ed è proprio per questo che ho capito che non sarà necessario raggiungere a tutti costi dei risultati importanti, fare una bella figura, sentirsi o diventare qualcuno perché, in realtà, l’essenziale è qualcosa che non si vede, ma si percepisce nel cuore. Riuscire a continuare ad avere l’innocenza e la bontà di un bambino, non smettere di desiderare di abbracciare chi abbiamo voglia, sorridere e commuoversi ogni volta che sarà naturale farlo. Capire, anche, che ci sono alcune cose che non potranno mai tornare indietro per essere come le abbiamo sempre volute o desiderate. La cosa più importante sarà impegnarsi a vivere ogni istante con semplicità e con amore. Allora tutto, proprio tutto, avrà un senso.
Quale messaggio ti piacerebbe che arrivasse al lettore?
Il dolore, nonostante tutta la sofferenza che porta con sè, può renderci più umani, più veri, più profondi e può conferire maggiore splendore ai nostri cuori e una luce più brillante alle nostre parole e ai nostri sorrisi. Questo, però, può succedere ad una sola condizione: se non ci distrugge, se non annienta l’ottimismo e i veri sentimenti, se non si mette in crisi la solidità dei valori essenziali e, soprattutto, se non annienta la capacità di sperare e di vedere poi la luce, anche dopo aver attraversato il buio più tetro, affinché si possa tornare a dare importanza alle cose semplici.