Fino a non poco tempo fa, questa parte dell’Isola era ancora poco conosciuta rispetto alle altre mete siciliane, sia per il suo posizionamento geografico periferico sia per le sue carenze infrastrutturali.
Al suo rilancio hanno contribuito, nel tempo, molti fattori: dal cosiddetto “Effetto Montalbano”, all’inserimento dell’area tra i siti del patrimonio dell’umanità dell’Unesco, dall’apertura dell’aeroporto di Comiso, riducendo le non indifferenti criticità dell’accessibilità, all’instabilità politica di alcune aree del mondo ed al rischio terrorismo.
A tutto ciò va aggiunto la graduale evoluzione della domanda: il turista ormai va alla ricerca di un mix di esperienze, combinando il mare con la scoperta del territorio e delle sue eccellenze. Tutto ciò va a favore del territorio ibleo, la cui forza sta proprio nella sua varietà dell’offerta: nel raggio di poche decine di chilometri, il turista può infatti godere di un mare incontaminato con ben 3 delle 7 bandiere blu della Sicilia, un meraviglioso patrimonio storico-artistico ed un’enogastronomia d’eccellenza.
Negli ultimi anni l’area iblea è stata protagonista di una crescente scoperta da parte del turismo nazionale ma soprattutto internazionale. A confermarlo è uno studio condotto dal portale Sicilia Vacanze, che dall’analisi, delle occorrenze nel portale e dai contributi forniti dei proprietari delle strutture, si è registrato un balzo del 59% delle preferenze per le vacanze a Ragusa e provincia, si tratta di un dato storico straordinario osservando gli ultimi due anni, ciò emerge anche analizzando i dati degli arrivi negli aeroporti di Comiso e Catania che nell’ultimo anno sono stati più di 6milioni.
Dietro questo boom c’è però un importante cambiamento della composizione dei flussi: se negli anni precedenti le presenze di italiani e stranieri si bilanciavano, nell’ultimo appena trascorso il turismo internazionale è salito al 23% del totale.
I maggiori flussi italiani sono rappresentati da turisti lombardi, dai siciliani stessi e dai campani. Tra i siciliani la provincia più rappresentata è quella di Palermo, seguita da Catania e Messina. Per quanto riguarda il turismo internazionale, i maggiori flussi sono generati dai tedeschi, seguiti da giapponesi, inglesi e francesi.
I dati che emergono dallo studio evidenziano che l’estate in Sicilia ha fatto registrare la maggiore incidenza di arrivi e pernottamenti, a dimostrazione che il turismo balneare è comunque un fattore trainante nell’economia turistica locale.
Le strutture ricettive hanno registrato infatti, in alta stagione, un indice di occupazione dei posti letto del 61%, con una permanenza media di 5 notti. Un dato che emerge è che sono stati i turisti stranieri che hanno scelto di restare a dormire in Sicilia un numero maggiore di notti rispetto ai turisti italiani.
Eppure nonostante la crescita degli ultimi anni, molto resta da fare per sfruttare al meglio le risorse del territorio ed ottenere di più dal punto di vista economico; il turismo ibleo deve continuare sulla strada intrapresa da qualche anno ma può e deve migliorare ripensandolo in termini di qualità, facendo tesoro delle esperienze positive dell’ultimo decennio.
Perché fin qui l’impressione è che la Sicilia abbia avuto benefici grazie all’instabilità politica internazionale e non perché sia stata in grado di essere competitiva rispetto ad altre mete.