“Un secolo dopo la lotta continua…. con maggiore maturità e più forte determinazione sociale. Non solo contro le discriminazioni e le diseguaglianze di genere e di condizione ma soprattutto per fermare l’escalation del femminicidio e affermare il diritto alla vita, alla libertà e all’amore sia degli uomini che delle donne a tutte le età della loro vita senza prevaricazioni culturali e comportamentali, ideologiche o religiose, sessiste o femministe. Per queste ragioni e per queste ambizioni essa non scandisce, quest’anno, la solita ricorrenza fatta di storia e memoria, di bilanci e di progetti sul fronte dell’avere ma soprattutto su quello dell’essere, sull’orizzonte dell’avanzamento complessivo dell’Umanità dell’uomo nel nuovo Mondo Globale. Non è un caso questa volta, ma è una felice coincidenza contiene una bella e storica sorpresa quella di celebrare una tale ricorrenza centenaria proprio a partire dagli Stati Uniti, laddove iniziò nel secolo scorso, nel periodo più difficile e critico dell’Occidente neocapitalistico e della sua weltanschauung, civile e borghese, ispirata alla logica dominante, pervasiva consumista dell’American way of live e al Mito del Grande Gatsby.
E’ quindi qualcosa di più di una ricorrenza e di una nobile aspirazione. Non è solo una tappa del Sogno Femminile di riscatto e di affermazione. E’ la FESTA della Umanità di ogni persona umana, uomo e donna: è la festa dell’armoniosa relazione e buona convivenza, nella libertà e nella comune solidarietà esistenziale di maschi e femmine,nel comune luogo antropologico e teologico della città educativa nella quale si celebra l’etica della corresponsabilità e della vita e della reciproca maieutica dell’amore che è dono e ricchezza di umanità profonda. Non è la FESTA dei salotti separati e divisi unisex. Non si deve solo pensare alla storia prossima come alla dialettica ideologica dei ruoli come ricordava con forza ideologica e furore sociologico Simone de Beauvoir ne ‘Il Secondo Sesso’ ma alla spiritualità del Genio Femminile capace di Amore e Responsabilità come aveva affermato Papa Karol Woijtyla –San Giovanni Paolo II – quando aveva posto la libertà di reciprocanza e di benevolenza dell’uomo e della donna nel fondamento dell’Amore e della fedeltà. Tra libertà e Amore c’è una sinergia spirituale e morale sui generis e una compagnia di amorosi sensi e profonde comunicazioni: una terapia delle coccole e dell’innamoramento maturo. Senza la donna non manca all’umanità solo “l’altra metà del Cielo” come si diceva nel ’68 ma la parte migliore, quella scelta e cantata dai poeti e testimoniata dalle generose madri del popolo.Il pensiero femminile della differenza di genere ha avuto il merito dialettico di far crescere le motivazioni della diversità ma anche il limite della contrapposizione accentuata di toni e di affermazioni esasperate. Bisogna ora
Pervenire ad un pensiero della ricomprensione e della ricostruzione del femminile e del maschile come pensiero concreto dell’umanità dell’uomo e della donna senza forzature di genere sia nella visione prospettica del single che della famiglia e delle unioni civili. La Festa della Donna, a ben vedere, non ha uguali e non è una retorica ripetizione di modalità folcloristiche affidate al consumismo ma è invece il momento del diritto ontologico alla felicità sia della donna che dell’uomo come dei diritti e dei doveri di genere nel teatro della vita e nei luoghi della periodica rivisitazione e modificazione sia dei costumi che delle legislazioni, come dell’approfondimento del mistero coniugale e relazionale dei sessi nella visione del personalismo comunitario sia cristiano che laico.
È pertanto la più significativa e ricca FESTA mondiale dell’Umanità dell’uomo; la festa delle Donne di ieri, di oggi e di domani, è una festa bellissima perché in essa si vive e si canta la bellezza e l’amore, il dolore antico e le sofferenze inaudite della persona umana che, nella sua profonda verità, vive per dare la vita. Con sincerità e spiritualità possiamo affermare che dall’uomo è nata la donna e dalla donna rinasce l’uomo in una circolare “fede nuziale” nella quale tutto si lega per sempre. In questa festa dei valori più grandi e più belli apriamo i nostri cuori e le nostre menti alla Donna. La mia donna si chiama UTOPIA cioè desiderio di un mondo nuovo a misura di donna, di felicità dolce e tenera, di sinfonia melodiosa che ti attira e ti spinge a ballare un walzer o un tango argentino, un ballo nuovo di ritmi e di artistiche espressioni.
Per questo non è fuor di luogo e di scopo affermare della Donna: ”Che sia benedetta!”. Non solo per questa Festa della Donna ma per ogni festa della bellezza e dell’Amore.
Per la donna e per ogni uomo :Pane e Lavoro,Rose e Musiche,Poesie e fantasia, un ricco banchetto di speranze e di possibilità di umanizzazione”.
Luciano nicastro – filosofo e sociologo