Giovanni Dall’O: “La musica è un linguaggio superiore, e mi scorre nelle vene”

168

Le sue musiche, in questo momento, stanno facendo il tour dei cinema insieme al film Cristiano Rolando, che, dopo le proiezioni in provincia di Ragusa, sta per varcare i confini regionali (Palermo, 12 marzo) nazionali (Bologna, 20 marzo) ed europei (Montclair, New Jersey, 16 aprile).

Porta la firma di Giovanni Leon Dall’O, compositore, arrangiatore e musicista ragusano, la colonna sonora di questo nuovo capitolo della saga, creata insieme a Vera Sorrentino e Giovanni Niosi per l’etichetta Shine Records, che ha fondato e dirige dal 2004. Laureato con lode in musica e nuove tecnologie presso il Conservatorio Vincenzo Bellini di Catania, ha scritto, tra le altre cose, le musiche per il videogame ‘Zheros’ per xbox One, Pc e playstation 4, per diversi corti, tra cui “Moto perpetuo” di Gabriele Vizzini (proiettato all’interno del Taormina Film Fest 2011) e ha curato, per lo stesso regista, la colonna sonora del cortometraggio ‘Jack’, girato a Los Angeles. E poi ancora documentari e musiche per diverse compagnie teatrali siciliane e per numerosi artisti locali e nazionali.

Per la Colonna Sonora di Cristiano Rolando i complimenti stanno arrivando veramente da ogni dove, eppure all’inizio non è stato semplicissimo capire che tipo di lavoro fare. “Quando abbiamo cominciato – racconta Giovanni – con Alessio Micieli è stato subito chiaro che avevamo due problemi: pochissimo budget e pochissimo tempo. Sarebbe stato bello scrivere tutta la musica originale appositamente per il film, ma non era possibile. Quindi ci è venuta in aiuto Shine-library.com, la nostra libreria audio royalty free. Abbiamo ascoltato insieme molte tracce e ci siamo resi conto che metà delle scene poteva essere coperta usando musiche già composte da me,  Giovanni Niosi e Vera Sorrentino. Restavano fuori circa 13 scene che necessitavano di musica originale. Una era quella dei titoli di coda, per la quale Alessio aveva già preso accordi con la Tinto Brass Street Band. Un’altra aveva come place-holder un famoso pezzo di Vasco Rossi e ho subito contattato il mio amico e cantautore Salvo Battaglia, grande amante e conoscitore di Vasco. Le rimanenti 11 tracce dovevano fare da collante con gli altri per stile e  sonorità, permettendo di alternare risate, commozione e tensione, come quando il maresciallo Palombo (interpretato da Lucio Micieli) deve entrare in azione per bloccare un gruppo di malviventi. Mi è venuto in mente di portare la musica all’estremo, creandone una che ti carica al punto che ti aspetti che stia entrando in scena Bruce Willis. Invece, arriva Palombo e il risultato è esilarante. Una cosa simile avviene in uno slowmotion con Spicalino e nella scena del Car Washing. Qui c’è qualcosa di surreale e folle, e ne è venuto fuori un brano moderno, divertente e strano, che contribuisce a rendere la scena memorabile. Credo tuttavia che uno dei momenti più belli del film sia il finale. Dovevamo dare enfasi e pathos a questa scena, e la musica era davvero importante. Sono molto soddisfatto del risultato finale, con tracce molto diverse fra loro che spaziano dal pop all’orchestrale, dall’elettronica alla folk music, per questo potrebbe sembrare che manchi un “senso di continuità”. Ciò nonostante il consenso da parte del pubblico è stato molto alto e, per me, inaspettato.

Ma l’amore per la musica da dove arriva?

Dalla genetica, dall’ambiente e, credo, anche da un piano metafisico. La mia bisnonna era un’apprezzatissima suonatrice di mandolino; quando avevo 4 anni mio padre mi regalò una tastiera giocattolo ed io, ad orecchio, tirai fuori diverse famose melodie. Si diceva in famiglia che, semplicemente, la musica, ce l’avevo nel sangue. Già in tenera età ascoltavo Queen, Pink Floyd, The Police. Mio fratello condivideva con me questa grande passione, ed è con lui che ho cominciato a suonare, per gioco. La musica per me è stata terapeutica, credo sia un linguaggio superiore che comunica attraverso forme simboliche in grado di condensare emozioni e significati. Questo mi ha spinto ad intraprendere una ricerca sui simboli e sul rapporto fra le note, approfondendo le proporzioni auree, il mondo delle vibrazioni, i pitagorici, la Cabala, i mantra indiani e la fisica quantistica.  A rafforzare questo amore poi c’è stato l’incontro con Dehesmael, la ragazza ebrea incontrata in un sogno visionario. Lei suonava l’arpa ed io il flauto. Al risveglio appuntavo le melodie e poi in seguito le arrangiavo, dando vita a dei brani che sono stati presentati al pubblico solo dal 2012 grazie alla mia compagna Vera Sorrentino. Furono eseguiti dalla Shine Orchestra diretta da Massimo Incarbone nello spettacolo “Dehesmael, musica dal mondo dei sogni”, a Taormina e Catania.

Leon Poggio Bustone Intervista La fiandra

Cosa vuol dire essere un compositore in una terra come Ragusa? Quali i lati positivi, quali quelli negativi?

Ragusa è la “mia” città, ci sono nato, mi appartiene. C’è qualche produzione cinematografica indipendente e ci sono molti cantautori che apprezzano il mio modo di comporre e mi propongono collaborazioni, ma purtroppo a volte è davvero poco. E non solo perché manca una vera industria del settore artistico, ma perché permane una anacronistica forma di mecenatismo di feudale memoria. In questo contesto, per uno come me, figlio di un operaio e di una casalinga, senza agganci con associazioni o imprese, farsi strada è stato molto difficile. Varcati i confini provinciali, invece, sono arrivati i riconoscimenti. In occasione della mia partecipazione alla trasmissione “I raccomandati”, ad esempio, ho conosciuto la cantautrice Deborah Italia, dell’Associazione Fonopoli di Renato Zero, con cui è nata una interessante collaborazione che ci ha portato, oltre al rilascio di un EP, a vincere il Premio nazionale della canzone italiana Poggio Bustone, dedicato a Lucio Battisti. La porta per l’estero l’ho spalancata con il mondo dei videogiochi. Ho collaborato con un team internazionale a Catania scrivendo le soundtracks per i due titoli di ZHEROS,  distribuiti da Sony e Microsoft con una diffusione mondiale, e che hanno avuto un bel successo, ho ricevuto moltissimi attestati di stima da utenti da ogni parte del mondo. Dopo questa esperienza ho deciso di farmi conoscere a Parigi e Colonia, dove ho avuto l’onore di iniziare collaborazioni con artisti come Guilherme Santos, che mi ha affidato le colonne sonore del  video gioco “World of Pirates”. Sempre in quelle occasioni ho avuto modo di intessere collaborazioni, e quindi comporre soundtracks, per videogiochi realizzati  da direttori artistici e team di sviluppo in Francia, Portogallo e Turchia. Tutto questo mi ha portato l’anno scorso a vincere il premio internazionale VIDEO GAME MUSIC PART III promosso dalle newyorkesi Indaba Music (intrattenimento, servizi di marketing e music licensing) e Playcrafting (comunità di sviluppo di videogiochi) che hanno collaborato per presentare nuova musica agli sviluppatori. Sempre l’anno scorso sono stato invitato dall’AESVI come rappresentante del game-audio in Italia al “Let’s play” di Roma, all’interno di un panel a cura dell’Accademia Italiana Videogiochi. Per me è stato un grandissimo onore condividere il microfono con i giapponesi Takeshi Furukawa e Tomonobu Kikuchi, rispettivamente Composer e Music Producer della colonna sonora di The Last Guardian (premio per la Miglior Colonna Sonora al Drago D’Oro).

L’approccio col mondo del cinema. Quando è avvenuto e come?

Il cinema e la musica abbinata alle immagini mi hanno sempre affascinato. Da ragazzino mi sono innamorato delle colonne sonore di John Williams nei film di Spielberg, e più avanti di quelle di Hans Zimmer e Michael Nyman. Da giovanissimo ho composto diverse musiche per vari spettacoli teatrali, che hanno fatto da ponte per i primi lavori cinematografici. Ma i primi progetti audio-visivi strutturati, sebbene ancora “sperimentali”, li ho fatti intorno al 2008, con gli amici Salvatore Dipasquale, Salvatore Provenzale e Angelo Giglio che mi hanno coinvolto in Revòlver, il primo lungometraggio per cui abbia composto la colonna sonora.

E dopo Revòlver, adesso ti ritroviamo in Cristiano Rolando. Quanto sei cambiato, artisticamente, nel frattempo?

Non è possibile fare un paragone fra Revolver e Cristiano Rolando, perché sono due modi di fare cinema diametralmente opposti. E quindi anche le soundtracks ne risentono. Revolver è un thriller psicologico noir, girato interamente in bianco e nero, è un progetto per certi versi sperimentale che permette di osare di più. In Revolver le soundtracks dovevano rafforzare l’atmosfera onirica e surreale, creare pathos e suspance. Alcune tracce all’epoca le abbiamo tratte dall’album “Avantgarde”, co-firmato da me e Vera Sorrentino, che strizza l’occhio alla musica acusmatica, alla dodecafonia e a una certa frangia dell’avanguardia storica. In Cristiano Rolando invece il target è molto vasto e si punta ad un’amara ironia che vuole far riflettere. Il ritmo è serrato, le sequenze  frizzanti e la sceneggiatura molto definita. E quindi anche le esigenze musicali sono completamente diverse. Qui ci volevano ritmo e musiche di vario genere: grottesche, divertenti, malinconiche, action, romantiche, blues, ed altre che richiamassero i temi della tradizione siciliana. Mentre in Revolver i suoni sono dilatati e le atmosfere molto intime, qui ci volevano delle sonorità moderne.

Leon_Studio

Progetti in cantiere? Dove vogliono arrivare Giovanni Dall’O e Shine?

Shine è una Associazione Culturale che promuove la musica e abbiamo una offerta formativa invidiata in tutta la provincia, avendo fra i nostri docenti musicisti del calibro di Alessandra Rizzo ed Edoardo Musumeci, chitarrista dei Tinturia. Non crediamo al modello “talent show” che crea artisti usa e getta, per noi l’obiettivo è alimentare un ambiente artistico favorendo la diffusione della musica vera, se poi arriva anche la visibilità televisiva va bene, ma non deve essere l’obiettivo. Alla Shine abbiamo un’etica e non indirizziamo i nostri allievi alla carriera da meteora artistica, ma li orientiamo all’amore per la musica, che è anche, e sopratutto, un grande strumento di guarigione interiore e di armonizzazione. Shine continua questo impegno sul territorio e vuole fare crescere la quantità e qualità di coloro che fanno musica a Ragusa, accogliendo persone di qualsiasi estrazione sociale. Abbiamo un progetto molto innovativo e ad ampio raggio che, se andrà in porto, integrerà i giovani attraverso la musica, sopratutto quelli in maggiori difficoltà, anche i migranti. Per quanto riguarda me, invece, ci sono tanti progetti. A marzo uscirà il disco del cantautore modicano Stefano Cataudella, attualmente al CET di Mogol. Si tratta di 3 brani originali e 4 adattamenti. Dei primi ho composto la musica, curato la produzione artistica e gli arrangiamenti. Ad ottobre uscirà  un EP che vede la collaborazione fra me, Deborah Italia e Lorenzo Sebastianelli, coi quali si sta mettendo in scena un progetto dal titolo “Vola Farfalla”: 12 brani composti da noi che faranno il giro d’Italia. E poi sto lavorando con Vera ad un fantastico progetto per un grande parco divertimenti italiano. A breve ci saranno delle novità anche con il cantautore Davide Distefano e con il cantautore di origini argentine con cui abbiamo lanciato Descontrol, Josè Calleia. Il mio obiettivo principale resta comunque Shine Library, che al momento dispone di quasi 200 brani. Abbiamo ricevuto richieste di affiliazione da compositori in tutto il mondo, e presto espanderemo il catalogo portandolo ad almeno 500 brani. Infine, non ti nego che forse è giunto il momento di lavorare ad un progetto da solista…