È stata la preghiera del monaco buddista Morishita a introdurre la presentazione del libro di Davide Bocchieri, “Centododici. Fiori, sorrisi e politica contro i missili Cruise a Comiso” (edizioni Pressh24), ieri pomeriggio al Castello Aragonese di Comiso. La presenza di un pubblico attento e numeroso ha rappresentato un’occasione per la condivisione di ricordi e di esperienze di quegli anni di lotte contro l’installazione dei missili nucleari a Comiso.
A moderare il dialogo tra l’autore e gli altri ospiti è stata la giornalista Laura Incremona, mentre il saluto iniziale è stato dato dal presidente dell’associazione Artinsieme, Marcello Nativo, che ha promosso l’evento, inserendolo nel proprio cartellone d’iniziative.
Il reverendo Morishita, che nella cittadina casmenea vive ormai da 34 anni, quando venne proprio per unirsi al movimento di protesta contro i Cruise, ha pregato suonando il suo tamburo che per i comisani, e non solo, rappresenta il suono di un impegno costante in favore della pace. Ha poi voluto ricordare brevemente quegli anni, le preghiere della domenica, in giro per la città, sempre con il tamburo in mano. È stato poi il sindaco, Filippo Spataro, a prendere la parola. Su quegli anni, Spataro ha realizzato la propria tesi di laurea, puntando l’attenzione sugli scenari politici internazionali, nazionali e locali all’interno dei quali fu scelta Comiso come ‘base della morte’, come venne ribattezzata.
È toccato poi al professore Girolamo Piparo delineare alcuni aspetti del libro, dalla ricostruzione dei rapporti tra i ‘cristiani per la pace’ con il vescovo Angelo Rizzo, che chiuse le chiese ai pacifisti e benedisse la prima pietra di un tempio nella base missilistica, all’impegno ‘senza etichette’ di migliaia di uomini e donne in favore della pace. Non poteva mancare un ricordo di uno dei protagonisti di quegli anni, Giacomo Cagnes, che fu tra i fondatori del Cudip (Comitato unitario disarmo e pace).
A concludere la presentazione un intervento dell’autore che ha messo in risalto alcuni ‘punti’. Iniziando dalle dediche del volume, la cui prefazione è stata curata da Raniero La Valle: “A Paolo Urso, vescovo emerito di Ragusa, perché ha inaugurato un nuovo corso, sia in ambito ecclesiale, sia per la scelta di chiedere alla Cei di far partire la Marcia della Pace, il primo gennaio 2005, proprio dall’ex base Nato di Comiso. E a Saro Digrandi, tra gli animatori di quel movimento, perché la sua vita è stata un’autentica testimonianza di pace”.
Come già aveva fatto il professore Piparo, Bocchieri ha ricordato i rapporti tesi tra vescovo Rizzo e presbiterio già prima dei fatti di Comiso, rapporti che negli anni ’80 si incrinarono fino a ‘defezioni’ anche da parte di qualche sacerdote. Differente, invece, fu l’approccio dei cristiani non cattolici, che ricevettero il massimo appoggio da parte dei loro responsabili. Dopo aver ricordato il professore Alberto Labate, sociologo e tra i più impegnati sostenitori delle lotte di Comiso, scomparso qualche mese fa, l’autore ha voluto sottolineare un aspetto della ricerca, quella che riguarda le dodici pacifiste arrestate per blocco stradale: “Erano donne libere, quasi tutte giovanissime, che pagarono con il carcere quell’atto di dissenso. Il Tribunale di Ragusa nei fatti quasi le assolse, dimostrando una grande attenzione da parte dei giudici alle motivazioni della protesta”.
“Sui fatti di Comiso – spiega Davide Bocchieri – è stato scritto qualcosa, ma quell’esperienza fu tanto importante e interessò così tante persone, gruppi e movimenti, che in realtà resta ancora tantissimo da scrivere. Per questo sarebbe davvero auspicabile aprire gli archivi della memoria per raccogliere quanto più materiale possibile, perché il ricordo non vada perduto. Nello stesso tempo occorrerebbe ripartire dalle scuole, dai ragazzi, che di quei fatti (e di tanti altri) non conosco nulla”.