Come ormai avviene per tutte le notizie, anche quella della morte di Giorgio Di Rosa, noto a tutti come Don Giugginu, ha fatto impazzire i social, dimostrando il grande affetto e la grande notorietà che aveva questo personaggio diventato uno dei simboli della città di Modica.
Ed è affidata anche ai social la notizia che i suoi funerali si svolgeranno sabato alle 15 nella Chiesa di Santa Maria di Betlem. Fra l’altro, forse suo malgrado, anche lui era diventato social con una pagina che ad oggi conta 3951 mi piace. Anche se in realtà chissà quante persone aveva incontrato nella sua vita, quella vera, reale, quella di tutti i giorni, perché c’è stato sempre, in ogni momento, in ogni situazione, in ogni stagione, in ogni festa…
Lui insieme al suo furgoncino bianco, con cui aveva percorso 700 mila chilometri, fra le strade e le stradine più impervie, e che imperterrito, continuava a guidare, fino a questa estate, in barba a chi pensava che non avesse più l’età per farlo… Ma perché Don Giugginu aveva un’età? Pensandoci sembrava non avere un tempo come se ci fosse sempre stato e soprattutto come se ci fosse dovuto essere per sempre… Ma così non è stato ed anche lui è andato via lasciando la dolce città di Modica con l’amaro in bocca, senza più il sapore della fragola quel gusto sempre presente, anche quando si ordinava un cono al cioccolato, per quella sua abitudine, chiamiamola così, di utilizzare un’unica paletta per fare qualsiasi tipo di cono… Insomma come scrive la regista Alessia Scarso rivolgendosi direttamente a Don Giuggiunu: “Lei lo sa che non se ne va via solo lei ma si porta via i nostri ricordi?”.
Ma che ne sanno i bambini di oggi dei pomeriggi trascorsi a giocare in attesa del suono del suo clacson per mangiare un gelato o una granita? E che dire del suo cono da passeggio che in tanti hanno provato a copiarlo ma che era inimitabile?
Ma fra i vari post scritti in suo ricordo non può non essere citato quello di Peppe Flamingo, che oggi è noto per il suo gelato. A lui affidiamo il racconto di un pezzo di storia: “Quando Don Giorgino, da giovane muratore qual era, decise di intraprendere il lavoro di gelatiere, andò da Don Peppino, poco più grande di lui, e già operante nel settore delle cialde per gelato, per chiedere pareri e consigli su come approcciarsi al mondo del dolce freddo.Erano i primissimi anni ‘60 e l’Italia del dopoguerra mostrava con orgoglio di sapersi rialzare dalla ceneri per proiettarsi grazie a uomini come loro in un periodo di crescita e prosperità.Don Peppino era mio nonno, e, quando ci ha lasciati dopo una lunga malattia era il 2000 e io avevo 17 anni.Fino ad allora, non accadde mai che Don Giorgino non m’incontrasse senza chiedermi come stesse mio nonno e di congedarmi con un “salutammillu”.Ecco Don Giorgino, stavolta puoi salutarlo direttamente tu, e magari potrete farvi una chiacchierata su quel prodotto su cui avete lavorato per tutta la vostra vita. Perché noi non dimenticheremo mai che Gelato e Modica sono due parole che andranno sempre in abbinata con Don Pippinu e Don Giugginu”.
Insomma ci aveva visto bene il regista Ivano Fachin quando qualche anno fa decise di dedicargli il documentario “Gelati e Granite” che in queste ultime ore in molti sono andati a rivedere in cui lo stesso Don Giugginu si racconta dicendo che voleva andare in America a lavorare e che poi invece decise di rimanere qui a vendere i gelati era l’estate del 1955 quando racconta “Ho messo da parte 300 mila lire…allora il gelato costava 10 lire” E adesso? Cosa ne sarà del camioncino bianco? Dei gelati e delle granite? Qualcuno propone già di intitolargli una piazza magari proprio quella di Marina di Modica… Buon viaggio Don Giugginu guida piano e quando arrivi suona il clacson!
Noi vogliamo ricordarlo nell’intervista realizzata da Concetta Bonini per Freetime (cliccate QUI per leggerla).