Concessione edilizia ritenuta irregolare, arriva la prescrizione: prosciolti in sedici

115
Immagine di repertorio

Il Tribunale penale di Ragusa (presidente Vincenzo Panebianco, giudice Elio Manenti, Got Francesca Aprile), il 26 gennaio scorso ha emesso sentenza di proscioglimento, per intervenuta prescrizione, in merito al procedimento che vedeva imputate sedici persone relativamente ad un’inchiesta aperta nel 2010 su presunte irregolarità in merito ad una concessione edilizia per una ristrutturazione in contrada Cammarana, nei pressi del Club Med di Camarina, in territorio di Ragusa.

La vicenda risale al 2009, quando una ditta presentò richiesta di concessione per la ristrutturazione di due corpi di fabbrica in un’area con doppio vincolo, sia paesaggistico che archeologico. In un primo momento sia il servizio archeologico che quello paesaggistico della Soprintendenza diedero un parere positivo che fu trasmesso alla commissione edilizia comunale dalla quale venne il “nulla osta”. In pratica si trattava di un vecchio edificio rurale che doveva essere recuperato e di un’altra struttura. La legge prevede la possibilità di ristrutturazione, e poi il relativo utilizzo ad uso abitativo, solo per i corpi di fabbrica esistenti. L’altra struttura, però, non sarebbe un vecchio edificio, come sarebbe stato descritto nella documentazione sottoposta alla commissione edilizia e agli uffici competenti, ma una cisterna.

In questo caso non sarebbe stato possibile rilasciare la concessione per la ristrutturazione. Come detto, la Soprintendenza in un primo momento diede un parere positivo. Parere che poi fu ritirato, con richiesta di adeguarsi anche al Comune, in quanto la ditta proprietaria non avrebbe concesso il diritto di prelazione all’ente di tutela del patrimonio nella vendita dell’area. A pochi metri, infatti, sempre all’interno del terreno in questione, c’è un ritrovamento archeologico. La Soprintendenza, quindi, aveva per legge un diritto di prelazione sull’acquisto. Il Comune si adeguò e ritirò la concessione. È poi emerso il “particolare”, quello poi determinante per l’avvio delle indagini, della relazione su una struttura che sarebbe solo una cisterna.

La Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio per il legale rappresentante della società, con sede a Milano, che presentò il progetto, Alberto Ricca, e per il tecnico progettista, Salvatore Salinitro. L’accusa ipotizzava concorso in falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. L’ex dirigente del settore Assetto e uso del Territorio, Ennio Torrieri, era accusato di abuso d’ufficio. Per lo stesso reato si chiedeva il rinvio a giudizio per Emanuele Scalone, funzionario del settore edilizia privata. C’erano poi i componenti della commissione edilizia che votarono l’atto: Michele Tasca, che presiedeva l’organismo, Giovanni Dimartino, Donato Causapruno, Salvatore Salafia, Salvatore Nobile, Gianluca Cilia, Maurizio Tumino, Salvatore Iurato, Giacinto Tramontana, Vincenza Battaglia, Emanuele Scalone e Santo La Terra. Erano accusati di abuso d’ufficio in concorso.

La sentenza di proscioglimento ha estinto i reati, chiudendo definitivamente la vicenda, anche se era interesse di molti degli imputati arrivare fino a una sentenza di assoluzione ‘piena’, entrando nel merito degli addebiti mossi dalla Procura. 

Maturati i tempi della prescrizione, tuttavia, la decisione del collegio era inevitabile.

Nel collegio difensivo, gli avvocati Daniele Scrofani Cancellieri, Gaetano e Mimmo Barone, Michele Sbezzi, Carmela Cosimo, Massimo Di Noia e Nicolò Pelanda, Salvatore Bucchieri e Ignazio Gafà.