Il grido è sempre lo stesso da anni: “Non riusciamo più a coprire nemmeno le spese di produzione, figuriamoci fare in modo che qualcosa resti in tasca”. Il mercato ortofrutticolo di c.da Fanello, il più grande del sud Italia, sta morendo, e con esso tutto l’indotto che ruota intorno alla fascia trasformata dando lavoro ad almeno 100mila famiglie. Qualche giorno fa la zucchina veniva svenduta a 20 centesimi, la melanzana a 40. Stamattina il prezzo della prima oscilla intorno ad un euro, gli altri prezzi si aggirano sui 50 centesimi. Ma non può essere, di sicuro, questa altalena che va su e giù a portare il comparto agricolo fuori da una crisi che non è più economica, ma strutturale, ed esige un cambio di passo e di mentalità da parte di tutti: produttori, commissionari e commercianti.
“L’anno scorso, in questo stesso periodo, i prezzi erano alle stelle e ci hanno massacrato – afferma il presidente dei commissionari Gino Puccia – dandoci degli speculatori. Quest’anno, che i prezzi sono scesi vertiginosamente prima del tempo, dato che di solito questo problema ce lo aspettiamo dalla primavera in poi, tutto tace”.
Le ragioni sarebbero da ricercare innanzitutto nel clima non troppo freddo, che permette di immettere sul mercato una notevole quantità di prodotto. Sembra assurdo, ma l’anno scorso che le aziende sono state messe in ginocchio dalle gelate (oltre che dalla virosi) i pochi “fortunati” che non hanno avuto questo problema hanno goduto del “privilegio” di far finire sugli scaffali merce che, per la poca quantità dovuta alla distruzione di intere produzioni, è stata pagata a peso d’oro. Quest’anno, per fortuna, niente gelate, e quindi prodotto eccessivo rispetto alla domanda. Ergo: prezzi crollati. E che dire dell’atavico dramma dei prodotti che arrivano da altri Paesi dell’area Mediterranea? Marocco e Tunisia ma anche Spagna ed Egitto contribuiscono a rendere saturo un mercato che è per pochi e che, per sopravvivere, accetta di piegarsi sotto i colpi della GDO, forte al punto da dettare tempi e prezzi e schiacciare i piccoli.
“I produttori devono avere il coraggio di unirsi una volta per tutte e di trovare il coraggio di lasciare invenduta la merce che viene pagata sottocosto” afferma Rosario Rinaudo, rappresentante di MdA a Vittoria, che nei giorni scorso ha realizzato un video con quasi 500mila visualizzazioni nel quale denuncia la situazione attuale dei produttori agricoli. “Purtroppo, ormai, sono tutti sfiduciati – prosegue – e quando si organizzano scioperi e manifestazioni neanche si presentano. Tornano a casa la sera stanchi, fisicamente e mentalmente, e chiedono solo di stare un po’ tranquilli. Comprensibile, ma non capiscono che così facendo qua moriamo tutti. E’ solo questione di tempo”. Il MdA ha promosso, di recente, un incontro per parlare dei danni provocati dalle ultime trombe d’aria e ha chiesto un incontro con il Sindaco Giovanni Moscato, affinchè si faccia portavoce di un confronto diretto con l’assessore regionale Edy Bandiera.
Nel frattempo, da Fanello, un tempo cuore battente dell’economia del Sud – Est, i camion continuano a partire con appena mezzo carico e i box chiudono per fallimento. “Non vogliamo assistenzialismo – conclude Rinaudo – ma che i nostri prodotti, che hanno una quantità eccelsa, vengano pagati per quello che meritano“. Si invocano anche quei famosi controlli alle frontiere annunciati da anni, ma in un mondo che non ha più confini, e che si muove nell’ottica della globalizzazione, sembrano ormai di difficile attuazione.
Sempre nel frattempo, i produttori perdono le case all’asta perché non possono pagare rate e bollette, e dai Palazzi di Palermo, Roma e Bruxelles si esce quasi sempre solo per proclami e passerelle.