«San Francesco ha inventato il presepe per rivivere la commozione del Dio che si fa bambino. Ancor più Dio ha voluto nascere in una casa, in una famiglia, e il presepe della città si apre nella Casa don Puglisi che ricorda a tutti la bellezza di essere famiglia».
Lo ha sottolineato il guardiano dei frati Cappuccini, fra Enzo La Porta, durante i vespri con cui si è aperto il Presepe della città. Ed anche il sindaco di Modica, Ignazio Abbate, ha sottolineato come la Casa don Puglisi ricorda alla città quanto sia importante vivere da famiglie e come tutto viene a mancare quando manca la famiglia.
Entrando nel salone, per visitare l’istallazione in cui si condensano tre mesi di impegno con 3000 bambini della città nei laboratori sulla fiaba “La pioggia di stelle” e dei cristalli di neve, si è accolti da un rumore di vento, e piano piano, mentre si accendono le luci incrociando riflessi di diversa tonalità, improvvisamente ci si trova di fronte a una distesa cristallina … e inizia il racconto, con un dosaggio di luci che fanno risplendere l’istallazione rendendosi progressivamente conto che si è in presenza di un’opera d’arte, tanto sobria quanto bella e commovente. Va vista per capire, e magari mentre si partecipa al racconto della fiaba cogliere qualcuno che con un fazzoletto si asciuga le lacrime perché non si aspettava il crescendo di emozioni suscitate dall’intreccio tra racconto e simboli. Un presepe che fa commuovere, ma soprattutto “dà da pensare”. Ed ecco che il bambino povero, protagonista del racconto, capisce pian piano come nel freddo della vita, che rende tutto piatto e uniforme, si è costretti a raccattare legna; se si decide di accendere un fuoco allora il ghiaccio si scioglie e si riscoprono i legami e il rapporto con la terra. Ma cos’è il Natale se non relazione? Relazione, relazione con Dio e relazione fra di noi, per accendere un fuoco che riscaldi e rigeneri comunità. E poi, nel racconto, c’è la piccola chiave d’oro, ovvero la capacità di cogliere l’essenziale. Nello scrigno s’intravede una chiave a forma di interrogativo, con scritto però anche “fede”. Salvatore Spadola e Giulia Denaro, gli artisti che hanno “reso presepe” tanto stupore dei bambini, insieme alle educatrici della Casa commentano: «È nella terra che il ragazzo trova la sua piccola chiave d’oro. È piccola ma preziosissima. Le cose essenziali, che fanno la differenza nella nostra esistenza sono quelle piccole cose, quasi impercettibili che ci fanno desiderare e sperare che ci sia ancora dell’altro sotto la fredda neve. quella fede che va al di là delle risposte che possiamo avere e di ciò che quel ragazzo può trovare nella scatolina. Per fronteggiare l’inverno della vita non ci serve trovare un forziere pieno di cose o delle risposte certe. Ciò che ci serve per vivere è tentare le domande (per questo la chiave ha la forma di un punto interrogativo), è in fondo credere, aver fede». Il punto interrogativo invita ogni cittadino a farsi quelle domande «che consentono di riscoprire nella nostra città quegli spazi, tra la neve, in cui la fede diventa operante nella misura in cui ripartono dal piccolo, dall’essenza bambina e ci si prende cura di tutti i bambini, puri e fragili come i cristalli di neve che loro stessi hanno fatto, imparando che la crescita richiede attesa paziente e fiduciosa».
Messaggio che, insieme alla centralità degli affetti e della famiglia, ritorna spesso nei disegni fatti dai bambini. «E suggerisce di custodire questo stupore perché la città possa rinascere, e così sarà veramente Natale! E Gesù bambino? Nasce dentro di noi se ci riscopriamo bambini, se riascoltiamo il bambino che – senza calcoli o strategie – continua ad insegnarci la verità, la benevolenza, lo stupore» – dice Maurilio Assenza, direttore della Caritas diocesana.
Il Presepe e la “Casa” (in via Carlo Papa, 14), si potranno visitare fino al 7 gennaio dalle 17 alle 21. Per visitarlo in altri orari, e in altri giorni fino al 2 febbraio, basta prenotare (telefonando al numero 0932751273 o scrivendo a [email protected]).