L’incidente, la carrozzina, la ‘rinascita’: la storia di Anna appassiona gli studenti del ‘Verga’

177

“Tutto è possibile, nulla è impossibile”. Il racconto di Anna Azzaro è stato per gli studenti dell’Istituto ‘Verga’ come un’iniezione di coraggio, determinazione, autostima. Una testimonianza di rinascita, centrando bene l’obiettivo della Caritas diocesana che ha promosso l’incontro nell’ambito del Natale. “Il senso del Natale è proprio quello della rinascita”, ha spiegato Maurilio Assenza, direttore della Caritas di Noto, al termine dell’incontro che si è tenuto questa mattina nell’auditorium dell’Istituto superiore.

Si parlava di lavoro, anzi, di lavoro buono, e l’esperienza di Anna è di quelle che mostrano come ogni barriera si può superare con l’impegno e la passione. Anna è in una carrozzina dal 27 luglio del 2006, dopo un’incidente in moto. “In quel momento – ha detto ai circa 150 studenti del linguistico e del socio-psico-pedagogico – è iniziata la mia seconda vita. Da subito ho avuto il sorriso, che io prima non sorridevo mai. Anzi, ho fatto penare un bel po’ i miei genitori da ragazza. Proprio una settimana prima dell’incidente, commentando con degli amici la situazione di sofferenza di persone che conoscevo, dicevo: se dovesse un giorno cambiarmi così la vita meglio morire. E invece da quell’incidente è nata una nuova Anna. Mi sono aggrappata a Dio. Mi sono detta: disperarsi è la cosa più semplice, invece voglio trovare sempre il lato positivo anche nelle cose negative”. Oggi Anna è proprietaria di un ristorante a Rosolini, l’Antica Macina, aperto nel 2009. Il fratello fa il cuoco, “io mi occupo delle pubbliche relazioni”, dice scherzando. “La cosa che mi pesava di più – ha detto agli studenti -, dopo l’incidente, era di passare come Anna la disabile. E invece la mia città mi conosce oggi come Anna l’imprenditrice, come Anna la presidente dell’associazione Vertical, come Anna che rompe le scatole per l’abbattimento delle barriere architettoniche”. E ha concluso così: “Credete in voi stessi e impegnatevi nei luoghi dove vi trovate. Si dice che in Sicilia il lavoro non c’è. E’ difficile, è vero, ma voi metteteci tutto il vostro impegno, tutta la vostra passione. Da ragazza avevo provato a fare la cameriera: smisi, non volevo sottopormi a questi orari molto pesanti. E oggi sono titolare di un ristorante. E sono felice”.

Ad aprire l’incontro era stata Martina Morana del progetto Policoro. Ha portato l’esperienza del recente appuntamento a Cagliari nell’ambito delle Settimane sociali dei cattolici italiani dove si è parlato proprio di lavoro buono. “Il lavoro – ha detto Martina – include la parola oro, ma solo quando si tratta di lavoro buono. A livello nazionale, a Cagliari, sono state portate circa 400 buone prassi, e stanno crescendo sempre di più”. Salvatore Rizzo, della Libera Università dell’Educare, ha centrato l’attenzione proprio sul senso del lavoro buono. “E’ tale – ha detto – quando attraverso il nostro lavoro contribuiamo a costruire una parte di mondo più bella. Lo è, ancora, se consente di realizzare sé stessi, non nel semplice senso dello stare bene, ma se contribuisce a farci crescere come persone. E infine, un lavoro è buono se custodisce e restituisce libertà”.

Enrica Ficili, educatrice della ‘Casa don Puglisi’, ha parlato della propria esperienza all’interno della ‘Casa’, partendo dalla sua formazione. Parlando ai ragazzi, studenti di quarto e quinto anno, ha spiegato della sua difficoltà nell’orientarsi per la scelta universitaria. “Non abbiamo avuto – ha detto – un aiuto nel nostro discernimento. Oggi io dico: voi giovani avete una bellezza a cui siete destinati, e noi adulti abbiamo il compito di aiutarvi a tirare fuori quella bellezza che è in voi”. Per Enrica gli studi di psicologia, poi il ritorno in Sicilia e l’esperienza di Servizio civile alla ‘Casa don Puglisi’. Affiancata al piccolo Giovanni, che aveva bisogno di una presenza costante e attenta. “Ecco, riprendendo don Milani, dico che il mio I Care, il mio ho a cuore, è stato proprio Giovanni. Quella esperienza ha tirato fuori di me il bello che avevo dentro, quello che so fare. Ed è quello che auguro a voi ragazzi, di tirare fuori da voi tutta la bellezza che avete per creare relazioni autentiche, per un mondo che sia migliore. E’ quello che io sperimento anche a Crisci ranni: un intreccio con la comunità e per la comunità”.

In conclusione, Maurilio Assenza ha parlato della scuola e dei suoi cambiamenti: “La scuola dev’essere vera, essa educa nella misura in cui è vera”. A coordinare il momento è stato Cristian Modica, che è riuscito a creare un clima di grande ascolto e di partecipazione da parte degli studenti.

Nella prima parte della mattinata si era tenuto un altro incontro, nella stessa scuola, con gli assistenti sociali. Erano intervenuti Salvatore Rizzo, Rosalba Puma (che ha parlato del progetto ‘Ottavo sacramento’, che vede la parrocchia di Frigintini impegnata con i bambini), e Fabio Sammito, segretario della Caritas, che coordina un progetto di reinserimento lavorativo promosso dalla Fondazione di Comunità Val di Noto.