25 novembre: numeri, iniziative e consigli su cosa fare in caso di violenza

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Sono 84 le donne che hanno perso la vita in Italia dall’inizio del 2017 per mano del compagno, del marito, del fidanzato, dell’ex, del padre, di uno stalker. Un numero terribile, eppure positivo perché l’anno scorso, nello stesso periodo, nell’insensata “guerra dei sessi” erano già cadute 109 donne.

Il sommerso, nel campo delle denunce, continua a farla da padrone, ma per fortuna le cose sembra che piano piano stiano cambiando: le donne, timidamente, iniziano a denunciare un po’ di più e a chiedere aiuto. A Vittoria, a tutela delle vittime di violenza, operano due associazioni, Il Filo di Seta e Donne a Sud. La presidente del Filo di Seta, Rosa Perupato, afferma: “in un anno sono state 12 le donne che siamo riuscite a salvare, mandandole in strutture protette. Spesso si tratta di ragazze molto giovani e già con due o tre figli piccoli, che poi, inevitabilmente sono quelli che subiscono le conseguenze maggiori di questa difficile situazione”.

L’avvocato Rossana Caudullo, rappresentante legale di Donne a sud, invece, fa sapere che “dai dati parziali consegnati alla Prefettura e raccolti fino ad ottobre, risulta che siano state 35 le donne aiutate, di cui 5 extracomunitarie. Alcune di esse uscivano già da precedenti matrimoni violenti e hanno figli nati da altre relazioni; questo ci dice che la violenza è, purtroppo, un cliché che si ripete”.

Molto spesso, infatti, la vittima è una donna che ha una bassa autostima, che è cresciuta in un ambiente violento, che pensa (sbagliando) che l’amore sia quello e che, almeno nella parte iniziale della relazione, vede nel maltrattamento una forma di protezione. A fare scattare la molla della ribellione è il momento in cui queste violenze toccano i figli. A quel punto l’orgoglio ferito di madre regala a queste donne il coraggio che prima mancava.

Sono veramente tante, e toccano praticamente ogni comune, le iniziative organizzate per celebrare questo 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Per l’occasione, la Polizia di Stato di Ragusa è scesa in piazza con il progetto “Questo non è amore”. A bordo del camper istituzionale i poliziotti dell’Ufficio Denunce, dell’Ufficio Anticrimine e dell’Ufficio Sanitario hanno incontrato donne e uomini per sensibilizzare l’opinione pubblica alle varie misure di contrasto ad ogni tipo di violenza di genere. I poliziotti hanno illustrato gli strumenti a disposizione per aiutare le donne che vivono situazioni di sopruso a superare la paura, con la possibilità di contattare i Centri Antiviolenza presenti sul territorio. Il Dirigente dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, unitamente a personale della Squadra Mobile, ha invece partecipato alla riunione presso la sede del Consiglio Comunale di Ragusa, dove si è discusso di tutte le iniziative a livello locale per migliorare ulteriormente l’assistenza alle donne che decidono di non tacere più sul loro dramma.

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E’ bene ricordare che, nel caso in cui si venga a conoscenza di casi di violenza, si possono fare delle segnalazioni anche anonime ai centri antiviolenza mentre, se si assiste ad un’aggressione in pubblico, si deve chiamare immediatamente il 112 o il 113, anche il 118 se la donna dovesse essere ferita, perché le forze dell’ordine hanno il dovere di intervenire immediatamente e, nei casi più gravi, di arrestare l’aggressore, se c’è la flagranza di reato. Successivamente sarebbe opportuno chiamare una persona cara alla vittima e accompagnarla, o farla accompagnare, al Pronto Soccorso o in un Consultorio, farla visitare ed esigere un dettagliato certificato medico.