Presentata ieri sera al Chiostro delle Grazie di Vittoria, in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia, la video inchiesta “Anch’io vado a Scuola” realizzata dai giornalisti Martina Chessari e Carmelo Riccotti La Rocca. Tra i relatori Giuseppe Scifo, segretario generale della Cgil Ragusa, Vincenzo la Monaca per la Caritas, Michele Mililli in rappresentanza della Cooperativa Proxima e Vittoria Lombardo, preside dell’Istituto comprensivo Giovanni XXIII Vittoria.
Anch’io vado a Scuola è un reportage inserito all’interno di un progetto iniziato nel 2016, finanziato dalla Chiesa Valdese e incentrato sul tema della scolarizzazione con, sullo sfondo, il fenomeno del caporalato. Sono centinaia i bambini, soprattutto rumeni e magrebini, che vivono in condizioni di degrado assoluto tra le serre della fascia trasformata e ai quali non viene garantito nemmeno il diritto all’istruzione. Da qui il video racconto di Martina Chessari e Carmelo Riccotti La Rocca, e il loro viaggio in quelle campagne disperse e spesso inespugnabili, con immagini inedite sulla condizione abitativa delle famiglie e denunce importanti sullo sfruttamento. Il video ha una durata di circa 30 minuti e racconta la giornata tipica degli operatori che, a bordo di uno scuolabus, vanno a prendere i bambini nelle campagne di Marina di Acate, Scoglitti, Macconi, Santa Croce Camerina e zone limitrofe e li portano a scuola, raccogliendone sogni, timori e ambizioni. Al termine delle lezioni, poi, li riaccompagnano.
“Sono bambini che vivono nelle periferie sperdute dell’area ipparina, e che non hanno i mezzi per raggiungere la scuola – spiega Martina Chessari, che aggiunge – l’anno scorso siamo riusciti ad inserirne ben 16, dai 3 ai 14 anni, alla Vittoria Colonna grazie alla sensibilità della dirigente, ma il nostro sogno sarebbe quello di arrivare a tutti questi ragazzini. Li abbiamo recuperati nel territorio, grazie alla cooperativa Proxima che era già in contatto con le famiglie e aveva creato con esse un rapporto di fiducia. La dirigente scolastica ha inserito i bambini più piccoli nella Scuola dell’infanzia, mentre per quelli più grandi è stata creata la classe dell’accoglienza di scuola primaria e secondaria fino a quando il livello di scolarizzazione non ha permesso di dividerli nelle classi giuste. Adesso questi bambini – continua Chessari – sono perfettamente integrati, e i più grandi badano ai più piccoli”.
Il modo in cui gli operatori si sono inseriti in questo delicato contesto extraurbano è stato ludico, improntato al gioco, per non fargli pesare la realtà in cui vivono e superare la diffidenza iniziale. I ragazzini si sono anche calati nei panni di videomaker, mostrando una grande voglia di imparare e di scoprire cose nuove. Il loro sogno è di rimanere in Italia, le bambine vogliono fare le parrucchiere, i maschietti i carabinieri o i poliziotti, e qualche mese fa sono anche diventati attori, grazie agli operatori della Caritas (incredibile il lavoro che fanno nella sede di Marina di Acate) che hanno ideato per loro lo spettacolo teatrale Serrenentola, portato in scena al teatro Don Bosco di Ragusa e a Vittoria.
Fino all’anno prossimo ci penserà la Chiesa Valdese a garantire la loro istruzione, poi ci vorrà un aiuto concreto da parte delle Istituzioni, e a questo proposito Peppe Scifo è perentorio: “Stiamo parlando di figli come i nostri, che hanno il diritto di essere bambini e che non sono i cittadini di domani, ma già di oggi. Le Istituzioni, però, sono assenti, e faccio riferimento in primis ai sindaci di Vittoria e Acate. Scontiamo anni di arretratezza sulle politiche per l’infanzia e adesso va creata una rete; la scuola è un momento importante, ma non può essere l’unico, e per recuperare questi bambini bisogna avvicinare i loro genitori alla società. Non stiamo parlando di poche persone, è una realtà con numeri importanti – continua Scifo – perché solo tra Vittoria e Acate sono iscritti negli elenchi Inps 4000 lavoratori rumeni dietro cui ci sono interi nuclei familiari e quasi tutti vivono in mezzo a territori devastati e abbandonati, in abitazioni fatiscenti e pericolose, con montagne di spazzature che finiscono per essere bruciate. Altri non sono nemmeno censiti e questo li pone in una condizione di fragilità che li rende facilmente ricattabili. E’ una condizione di invisibilità che perdura da anni e che non può più essere affrontata solo da persone di buona volontà”.
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